
Pubblicato il 13 febbraio sulla Gazzetta ufficiale il decreto del governo che ha cancellato il finanziamento di 70 milioni di euro per l’anno 2025 al Fondo per la Repubblica digitale. Istituito con il decreto legge 59/2001, il Fondo si proponeva di accompagnare l’Italia verso la transizione digitale. Oltre a ampliare le conoscenze in materia digitale, attraverso un’innovativa partnership tra il pubblico e il privato sociale.
La situazione dell’Italia
L’importanza del fondo è ben evidenziata sul sito del Fondo per la Repubblica digitale, realizzato dal Dipartimento per la transizione digitale. Qui si spiega che “Secondo il 2030 Digital Decade Report della Commissione europea pubblicato a settembre 2023, in Italia sono 26 milioni le persone senza competenze digitali di base. Si tratta del 54% della popolazione tra i 16 e i 74 anni, rispetto al 46% della media Ue. Inoltre, solo il 43,1% delle donne possiede competenze digitali di base, rispetto al dato Ue del 52,3%. Il nostro Paese, in aggiunta, presenta il più alto tasso di NEET: sono, infatti, più di 2,2 milioni”.
L’importanza del Fondo per la Repubblica digitale
Istituita nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’iniziativa mirava a sanare questo gap tra situazione italiana e media europea. E allora perché cancellare il finanziamento? La causa sarebbe la “mancata disponibilità di risorse nel bilancio 2025”, probabilmente a causa di errate valutazioni durante la predisposizione del bilancio previsionale per il 2025.
I rischi a cui andiamo incontro
In un momento in cui si fa un gran parlare di tecnologie emergenti, di AI, di etica delle tecnologie e dell’importanza di investire sull’alfabetizzazione digitale, quella di tagliare i fondi è una decisione che lascia perplessi. Il rischio è di perdere ulteriormente terreno nei confronti degli altri Paesi europei e non solo. Inoltre, di riflesso, ne risentirà anche il mondo delle Piccole e medie imprese, l’ecosistema delle start-up italiano, ma anche gli enti no profit e gli enti del Terzo Settore. I piccoli player, particolarmente in questo momento storico, hanno necessità di essere supportati in un percorso di digitalizzazione etico e sostenibile.