VEM Sistemi cresce con l’intelligenza artificiale

Gli oratori che hanno partecipato a VEMLive 2024 hanno parlato di intelligenza artificiale, di sicurezza e di automazione, temi ben conosciuti dall’azienda.

intelligenza artificiale

L’11 ottobre VEM Sistemi ha organizzato il VEMLive 2024, un evento a cui hanno partecipato clienti e partner e dove i numerosi oratori hanno parlato di intelligenza artificiale, di sicurezza e di automazione. Tra gli invitati che si sono alternati sul palco citiamo Stefano Bossi, AD, e Marco Bubani, Direttore Innovazione, entrambi di VEM Sistemi, Michela Balconi, professoressa del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica, che ha illustrato gli studi sulle interazioni tra persone e AI, Sergio Savaresi, Direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, che ha presentato la ricerca sulla guida autonoma potenziata dall’AI, Lorenzo Diaferia, Lecturer di Digital Transformation presso SDA Bocconi School of Management e ricercatore DEVO Lab, che ha evidenziato la necessità di un approccio equilibrato all’AI.

Sono intervenuti anche Gianmatteo Manghi, AD Cisco Italia, e Silvia Olchini, VP Secure Power Italy Schneider Electric, che hanno parlato delle attività sui temi di automazione e di sostenibilità delle rispettive aziende. Chiara Martinoli, giornalista di SkyTg24, ha moderato tutti gli incontri della mattinata.

Il pomeriggio è stato dedicato a sessioni di approfondimento sulla sicurezza gestita con l’AI. Hanno partecipato i rappresentanti di VEM Sistemi, NEEN, Cisco, Schneider Electric, Trend Micro, Certego, Rubrik, NetApp, Radware.

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Da sinistra: Gianmatteo Manghi, Chiara Martinoli e Silvia Olchini

L’AI è un acceleratore

L’intelligenza artificiale è un potente acceleratore, non solo delle attività delle aziende ma di molti aspetti della nostra società. La sua pervasività cresce a un ritmo che somiglia sempre più a una vera e propria progressione geometrica. Le persone interagiscono con l’AI e viceversa, in un circolo virtuoso che permette all’intelligenza artificiale di imparare sempre di più, di crescere e di essere sempre più versatile e utile. L’AI diventa un potenziatore delle nostre capacità cognitive, un abilitatore di tecnologie, come lo sviluppo di nuovi medicinali, la guida delle automobili, il controllo dei processi industriali, la scrittura di codice.

L’intelligenza artificiale serve anche a migliorare la resilienza digitale, attrarre e trattenere talenti, liberare creatività, massimizzare il valore dei dati. Per quanto riguarda la resilienza digitale, si tratta di proteggere gli investimenti e renderli più affidabili, evitare rischi di compliance due, di reputazione, di interruzione dei servizi.

Anche la connettività è potenziata dall’AI, in particolare durante le riunioni tra persone in remoto, con funzioni automatiche per inquadrare i volti, individuare chi sta parlando, scrivere sintesi delle riunioni, sostenere conversazioni direttamente con gli utenti. L’intelligenza artificiale migliora il comfort degli ambienti di lavoro, monitorando parametri come l’illuminazione, la temperatura e l’umidità e regolandoli in funzione delle persone effettivamente presenti nella stanza.

Ma non sono solo rose e fiori. L’AI incontra resistenze tra gli sviluppatori di codice, che temono per il proprio lavoro e che avanzano dubbi sull’affidabilità degli algoritmi creati in automatico. Ci sono poi rischi di violazione del copyright e di veridicità delle risposte. Questi rischi devono essere assolutamente presi in considerazione, non per fermare l’adozione delle tecnologie emergenti ma per renderci più consapevoli e fare in modo che l’AI sia più affidabile.

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Stefano Bossi, AD VEM Sistemi
VEM Sistemi può dare una mano in questo senso, perché la sua mission è integrare soluzioni infrastrutturali tecnologicamente complesse e semplificare la loro fruizione, per favorire l’automazione e l’uso dell’intelligenza artificiale. Per raggiungere questo risultato servono le competenze, che VEM Sistemi acquisisce e sviluppa grazie a una comunità di partner che si scambia informazioni e che cresce grazie a un vero e proprio processo osmotico.

L’innovazione tecnologica, dai data center alle infrastrutture digitali

L’intelligenza artificiale può essere vista come un’applicazione residente nei data center. E come tutte le applicazioni ha esigenze e necessità infrastrutturali: ha bisogno di potenza computazionale, di dati, di scalabilità, di flessibilità e di continui aggiornamenti. Ma pone anche una problematica di cyber security.

Relativamente alla capacità computazionale, si stima che il consumo mondiale di energia da parte dei data center si attesti oggi tra l’1,4 e il 2%. In alcune aree molto ricche di data center, come la Virginia in USA e l’Irlanda, questa percentuale sale al 15 – 20%. Se il trend di crescita dell’intelligenza artificiale continuerà come oggi, questo 15 – 20% di consumi riguarderà l’intero pianeta, non solo le nazioni più dotate di centri di calcolo. Di conseguenza uno dei limiti alla crescita dell’intelligenza artificiale sarà di tipo energetico.

Più in dettaglio, un rack di un data center aziendale assorbe oggi 5 – 8 kW, valori che salgono a 10 – 15 kW se il data center è ad alta densità. Se il rack contiene GPU Nvidia di ultima generazione, la potenza assorbita arriva a 120 kW. Consumi così elevati e potenze così concentrate costringono a rivedere le regole e i criteri seguiti per progettare un data center.

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La scalabilità, la flessibilità e l’aggiornamento continuo portano a considerare il cloud computing come la soluzione ideale per lo sviluppo dell’AI. Ma non il cloud computing offerto dagli hyperscaler, bensì quello basato sui data center on-premise.

Secondo un’indagine di Barclays, condotta interpellando CIO di aziende di livello internazionale, è forte la tendenza di riportare nei propri data center alcuni carichi di lavoro applicativi. Più precisamente, la percentuale dei CIO che hanno espresso questa esigenza è passata, dal 2020 al 2024, dal 43 all’83%. Questo cambio di rotta è dovuto a problematiche legate alla sovranità del dato, al controllo dei costi, alla latenza, alla compliance.

Riportare on-premise i carichi applicativi che girano in cloud significa progettare i data center con gli stessi criteri usati 10 – 15 anni fa per i data center degli hyperscaler. Ovvero puntare a un’architettura molto orientata ai container e usare applicazioni sviluppate a microservizi. Questo perché un’organizzazione a container garantisce scalabilità automatica, flessibilità, facilità di integrazione di parti dell’applicazione con i servizi del cloud pubblico.

Quindi i data center aziendali si trasformeranno, la loro architettura e la loro gestione saranno più complesse, una complessità che sarà gestibile grazie all’intelligenza artificiale. L’AI permetterà la micro segmentazione, importantissima per evitare i movimenti laterali dei malware e utile anche per creare digital twin della rete IT aziendale, per simulazioni e sperimentazioni.

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Marco Bubani, Direttore Innovazione VEM Sistemi
L’intelligenza artificiale è usata anche dai cyber criminali per condurre attacchi rapidi, estesi e molto efficaci. L’unico sistema per combatterli è usare sempre l’AI e VEM Sistemi sta guardando con interesse questa evoluzione tecnologica, anche pensando a investimenti con le l’università, per arricchire le sue capacità di detection e quindi riuscire a contrastare questo tipo di minacce. L’azienda è interessata anche all’AI impiegata per comprendere se un contenuto, un’immagine o un video è autentico oppure è stato generato dall’intelligenza artificiale. Oggi non è più fantascienza vedere a schermo persone che ingannano e inducono comportamenti errati, persone che in realtà sono copie create dall’intelligenza artificiale generativa.

VEM Sistemi: la crescita, le strategie

L’obiettivo di VEM Sistemi per il 2024 è di crescere del 4 – 5% rispetto all’anno precedente, concentrando le energie sul consolidamento dell’importante crescita, pari al 20% circa, avvenuta nel 2023 grazie a una congiuntura favorevole di nuovi grossi ordini. L’azienda è infatti passata da un fatturato di 62 milioni di euro nel 2021 a uno di 70 milioni nel 2022, per poi balzare a 84 milioni nel 2023.

Stefano Bossi
Nonostante questa crescita, non vogliamo trasformarci in un’impresa impersonale, governata unicamente da interessi economici, ma vogliamo rimanere un’azienda di persone, che crea intorno a sé una comunità di partner e che organizza corsi universitari di formazione, tutto per diffondere sul territorio le conoscenze necessarie per lavorare in ambito IT e con l’intelligenza artificiale. Le figure professionali con competenze di questo tipo sono poche e sempre molto richieste, ecco perché investiamo nella formazione, anche se alcune persone che hanno seguito questi corsi andranno poi a lavorare con i concorrenti.