Open Innovation: cos’è e perché è necessaria, lo studio Cefriel

Gli ambiti di applicazione e le potenzialità e gli approcci.

Open Innovation

Cefriel presenta il suo studio su “Open Innovation: cos’è e perché è necessaria alle imprese” per un percorso efficace di approfondimento al tema. Il nuovo white paper del centro di innovazione digitale  fondato da Politecnico di Milano è a cura di Armando Beffani, Head of Sustainable & Responsible Innovation Unit di Cefriel. All’interno si spiega il significato di Open Innovation, ne chiarisce gli ambiti di applicazione, le potenzialità e gli approcci corretti che le imprese devono avere per trarre vantaggi a favore del proprio business.

La parola all’Osservatorio Startup Thinking del Politecnico di Milano

Secondo la Ricerca dell’Osservatorio Startup Thinking del Politecnico di Milano, l’86% delle grandi imprese italiane ha già adottato approcci di Open Innovation, con modalità e livelli di consapevolezza diversi. In particolare, sono le grandissime imprese (con oltre 1000 dipendenti) a seguire questo approccio, adottandolo nel 93% dei casi. Tuttavia molte imprese seguono questo modello di innovazione solo in modo estemporaneo. Mentre alcune non ne sono interessate o vi hanno rinunciato dopo una prima fase di adozione.

Open Innovation secondo Cefriel

Armando Beffani, autore del white paper
Il termine Open Innovation è un termine spesso abusato e frainteso. Le modalità per realizzare un percorso di Open Innovation sono molteplici. Inoltre devono essere identificate e selezionate alla luce degli obiettivi da raggiungere e delle capacità a disposizione di un’organizzazione. Queste capacità includono aspetti organizzativi, culturali, umani oltre che a quelli tecnologici. Solo approcciando il tema in questo modo, si investe in modo consapevole nell’Open Innovation. Inoltre si garantisce la generazione di un valore coerente con la visione e la strategia che l’organizzazione intende perseguire.

Open Innovation: cos’è e perché è necessaria alle imprese

L’adozione di un approccio di Open Innovation può nascere ed evolvere solo in un contesto in cui sono presenti una cultura d’innovazione adeguata. Oltre alle competenze necessarie e agli asset tecnologici abilitanti. In altre parole, è necessario valutare prima il capitale umano, intellettuale, tecnologico e organizzativo a disposizione dell’impresa, individuare i bisogni e le ambizioni che l’organizzazione ha. Per poi disegnare il modello di Open Innovation più adeguato e funzionale.

I 4 punti di attenzione evidenziati da Cefriel

  • Visione e obiettivi. Fondamentale non solo analizzare la visione e gli obiettivi di innovazione aziendali. Oltre a adoperarsi per ottenere l’ingaggio dei livelli più alti, in modo tale da essere tutti d’accordo sul perché si voglia intraprendere un percorso di open innovation e su come si intenda realizzarlo.
  • Tecnologia e modelli di business. Importante ricordare che gli aspetti tecnologici non sono sufficienti per poter realizzare il valore atteso se non si pone l’accento ai modelli di business abilitanti.
  • Organizzazione e capability. L’organizzazione deve essere consapevole che per traguardare gli obiettivi prefissati è necessario potenziare un ampio spettro di “capability”. Vanno da quelle presenti in ambito governance, a quelle della struttura organizzativa, della cultura e delle competenze e degli asset tecnologici.
  • Ecosistema di partnership. Una volta messi a fuoco i punti di forza e debolezza dell’organizzazione, è possibile rivolgersi all’esterno. Così da scegliere quei partner complementari all’organizzazione e funzionali agli obiettivi da raggiungere.