Begear: Italia al terzo posto per talent shortage

Un dato che evidenzia il gap profondo tra i professionisti richiesti dal mercato e quelli disponibili.

talent shortage

Begear: il settore HR potrebbe aggirare il problema del talent shortage, che vede l’Italia al terzo posto dopo Stati Uniti e Messico, utilizzando l’intelligenza artificiale. Questo evidenzia un ampio gap tra i professionisti richiesti dal mercato e quelli disponibili. Rendendo più difficile per le aziende trovare risorse con le competenze necessarie a ricoprire determinati ruoli. L’80% dei manager riconosce tale problema e il 46% sta valutando quali soluzioni applicare. Però solo il 10% delle aziende si sta attivando concretamente, segno evidente che nel Bel Paese la strada da percorrere è ancora lunga.

La sfida del talent shortage

Ma come adattare la formazione a questo ritmo frenetico e ridurre quindi la carenza di talenti?

Antonello Spinetti, CEO di Begear
2.160.000 secondi, 600 ore, 25 giorni, è questo il tempo medio che impiega un recruiter per trovare una risorsa adatta al ruolo. Le aziende, complici l’innovazione tecnologica e la nascita di nuovi business, si trovano a navigare in un sistema sempre più competitivo e diversificato. All’interno del quale anche le risorse stesse fanno fatica a emergere e a stare al passo con le nuove competenze.

In particolare nel settore IT. Infatti la crescente digitalizzazione delle imprese ha aumentato la domanda di profili altamente specializzati, portando negli ultimi 10 anni a ingenti investimenti per la formazione. L’offerta formativa si è spesso rilevata obsoleta e poco allineata alle esigenze del mercato. È quindi necessario migliorare il sistema di upskilling e reskilling, implementando una formazione adattiva, capace di rispondere ai trend di mercato.

Intelligenza Artificiale, approccio human e talent shortage

Per rimanere al passo con l’evoluzione del mercato, è fondamentale ridurre la percentuale di talent shortage. A tal fine, è necessario rinnovare il comparto HR che, supportato dalla tecnologia, deve aggiornare i sistemi di upskilling e reskilling interni. Per Begear, la soluzione risiede nella commistione tra intelligenza artificiale e approccio human nei processi di selezione e formazione delle risorse.

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I tre punti fondamentali

  • Utilizzo dell’intelligenza artificiale per la conduzione ottimale della fase di recruitment. Si tratta di un processo che vede l’affiancamento al professionista HR di un tool o un avatar educato a condurre l’intervista conoscitiva su standard metodologici specifici. Capace di esaminare in maniera precisa le competenze richieste per il ruolo ricercato. È così possibile definire un profilo completo del candidato e ancor più minuzioso, in sinergia con la sensibilità del manager di integrare il tutto con l’analisi delle soft skills della potenziale risorsa.
  • Personalizzazione estrema dei percorsi di crescita delle risorse per allinearsi agli obiettivi di business e per rispondere alle esigenze aziendali.
  • Allineamento continuo in merito alle novità e allo sviluppo tecnologico. Partendo da una formazione interna del personale sulle competenze attraverso un investimento nelle ore di formazione da dedicare alle differenti figure professionali. Selezionando corsi avanzati che possano dare un reale valore aggiunto alle competenze già presenti come aggiornamenti sull’IA e tool strategici di gestione.

Mancanza di formazione alla base del talent shortage

Alain Barbugian, Sales Director di Begear
Proprio la mancanza di formazione risulta essere la terza motivazione per la quale circa il 28% dei talenti lascia l’azienda. Mettere a punto delle soluzioni che garantiscano di continuous improvement è ormai imprescindibile. Per questo è proprio su questo che ci stiamo concentrando negli ultimi anni.

Stiamo mettendo a punto tool e strumenti che saranno presto in grado di garantire la possibilità a chi si rivolge a noi di fare un percorso di crescita delle competenze continuativo. Sfruttare le tecnologie e in particolare l’IA, in linea con l’azienda, facilita il percorso, ma allo stesso tempo l’approccio umano rimane fondamentale. È importante conoscere bene le proprie persone, sapere dove lavorare e mettere in atto azioni che riescano a colmare concretamente questo gap.