Talenti e Big Tech: come attrarli e soprattutto come trattenerli

La cosiddetta guerra dei talenti tra le aziende è sempre più dura.

big tech

È guerra per i talenti delle Big Tech che se li sottraggono a vicenda: ma come attrarli e come trattenerli in azienda? il punto di vista dello studio Buono & Partners.

La “War for Talent” rappresenta la competizione che oggi si osserva tra le aziende per reclutare e trattenere risorse ad alto potenziale. Questo fenomeno è diventato rilevante, come le vicende intercorse tra i due giganti del tech Apple e Google. Svelato da un’inchiesta giornalistica del Financial Times, come Apple abbia sottratto sistematicamente dipendenti a Google, al fine di mettere insieme un super team altamente specializzato in AI, da basare a Zurigo.

L’Iniziativa di Apple per colmare il divario nell’AI

Apple sembrava essere rimasta indietro nella corsa al ricco mercato dell’AI. Proprio per colmare tale divario con le altre big tech, ha sottratto decine di esperti di intelligenza artificiale ad Alphabet (casa madre di Big G). Apple, in modalità shadow, ha quindi creato un laboratorio europeo a Zurigo, Vision Lab, dove i tecnici sottratti formeranno una squadra per colmare il divario con i rivali. Il Financial Times ha rivelato questo piano di espansione di Apple nel settore dell’intelligenza artificiale.

Talenti e Big Tech

L’indagine ha quindi scoperto come Apple abbia preso di mira soprattutto gli esperti di Alphabet, sottraendogli in tal modo circa una quarantina di dipendenti. Possono sembrare numeri piccoli, ma se visti in ottica relativa, si può percepire l’impatto derivante. Tra i dipendenti in questione, nelle cronache è spiccato il nome di John Giannandrea, ex responsabile dell’AI e della ricerca di Google, passato ad Apple nel 2018 come vicepresidente senior delle divisioni machine learning e AI strategy. Mentre la maggior parte degli esperti di Apple lavora in California, alcuni sono già operativi nel nuovo laboratorio svizzero.

Sfruttare le reti professionali

In molti hanno recentemente dedicato approfondimenti a questa storia. La strategia sottostante suggerisce che la capacità di Apple di attrarre i migliori talenti da Google probabilmente sfrutti anche le reti professionali e la reputazione esistente rispetto ad alcuni nomi “celebri” assunti dalla Mela. Ad esempio, l’assunzione di figure di spicco come il già citato John Giannandrea, può aiutare ad attirare altri professionisti di alto livello, anche attraverso le rispettive reti consolidate. Tra l’altro, creando un ambiente in cui i migliori ricercatori di intelligenza artificiale possono collaborare su progetti all’avanguardia, Apple, rafforza contemporaneamente il suo capitale sociale. Ma come si fa a individuare, intercettare e portare a bordo i talenti più ambiti, e contemporaneamente non svelare i propri intenti strategici ai competitor?

L’utilizzo del capitale relazionale

Una risposta di grande valore può risiedere nell’utilizzo del capitale relazionale, asset strategico per eccellenza a disposizione delle organizzazioni. Quando questo tipo di capitale viene utilizzato ai fini del recruiting, si entra nel cosiddetto mondo dell’employee referral. Il termine indica proprio l’utilizzo delle segnalazioni da parte dei propri dipendenti per individuare e assumere i migliori sulla piazza. Per un’azienda, infatti, avviare una nuova ricerca di personale non significa solo coprire una posizione vacante. Ma anche inserire nuove competenze più specializzate.

I talenti e le Big Tech: cosa significa employee referral

In questo senso, chi meglio dei propri dipendenti è consapevole di cosa cerca l’azienda e dei requisiti che un possibile candidato dovrebbe possedere? Quando i dipendenti diventano la fonte più immediata e diretta di candidati, fungendo da ponte verso l’azienda, ecco che si parla di employee referral. Le grandi organizzazioni normano i programmi di employee referral e retribuiscono lautamente i propri dipendenti che vi partecipano.

Una tecnica ben collaudata

Questa tecnica oggi è largamente utilizzata anche nel tech. I pregi sono diversi e vanno dalla velocità al minor costo rispetto all’ingaggio di head hunter esterni. Il principale vantaggio di ricorrere a questa attività risiede nella fiducia “intermediata”. Se un dipendente segnala una persona esterna all’organizzazione, evidentemente nutre della fiducia nei confronti di quest’ultima, un gran bel segnale per il potenziale datore di lavoro. Le assunzioni tramite referral hanno anche il vantaggio di “viaggiare sottotraccia”. Aiutando a tenere un basso profilo e non comunicare al mondo che, in un preciso momento, la data organizzazione sta investendo su determinati profili professionali, come nel caso di Apple.

La tecnologia è un boost, ma anche un limite

Le referenze professionali sono state sdoganate e rese pop da LinkedIn, che tra le prime introdusse questa possibilità per i suoi utenti. Ben presto, tuttavia, l’utilizzo digitale delle referenze sulla piattaforma prese una piega distorta. Altri esperimenti in tal senso sono stati prodotti negli anni, ma mai senza giungere a una quadratura del cerchio. A tal proposito, è recente l’annuncio dell’arrivo di una nuova piattaforma cercherà di migliorare questi meccanismi: Peoplerank. Staremo a vedere se avrà maggior successo rispetto ai precedenti e pur illustri tentativi, sarebbe certamente utile per il mercato.

La chiave è la fiducia

Ciò che fa la differenza quando si vuole agire il capitale relazionale, anche nel caso di tecniche di employee referrals, è la fiducia tra gli individui coinvolti. La fiducia, come si suol dire, è la moneta di scambio delle relazioni. Non può essere industrializzata né digitalizzata, perché è un valore umano. Il digitale, semmai, può diventare importante canale di supporto nel mediare quella fiducia. Laddove si tenta di “comprarla e venderla”, allora si fallisce.

Il potere del digitale

In generale, le tecniche di employee referrals vivono e si nutrono di relazioni e rapporti reali e nel reale. Proprio perché la fiducia è qualcosa che si può costruire, completamente, soltanto nella dimensione reale. Occorrono anni per costruire e consolidare la fiducia tra gli individui e, certamente, il digitale può fungere da importante collettore e canale per mantenere e manutenere quella fiducia nel tempo.

Talenti e Big Tech: non dimenticare la fiducia

La guerra dei talenti, nel futuro ma anche già nel presente, si vincerà anche attraverso la fiducia. Quindi, attraverso una riscoperta e valorizzazione dell’immenso capitale relazionale che già è disponibile all’interno delle organizzazioni, attraverso i propri collaboratori attuali.