Formazione e benessere aziendale insufficienti: metà delle imprese non investe sulle competenze. Ma italiani soddisfatti delle performance a fine giornata.
Si parla spesso di come il benessere aziendale dei dipendenti possa migliorarne la produttività sul lavoro: un lavoratore che apprezza il proprio incarico e la propria azienda si approccia alle mansioni con una disposizione più positiva, e quindi più efficace. E, dato che il benessere può anche essere impattato dagli sforzi e investimenti che un’azienda fa nei confronti dei propri lavoratori, il tema della formazione diventa di vitale importanza. Asus Business, insieme ad Astra Ricerche, ha voluto studiare la correlazione fra queste due tematiche, andando ad approfondire come le aziende italiane vedono il tema della formazione, e come questa influisce sulla soddisfazione dei dipendenti, rendendoli più o meno motivati nel ruolo che ricoprono.
Partendo dal senso di orgoglio e appartenenza percepito verso la propria azienda, la ricerca ha dimostrato che questi sono elementi che migliorano la situazione lavorativa di almeno 6 italiani su 10, a sottolineare come il nome e la reputazione della propria realtà abbia un importante impatto sul lavoratore. Quando però il punto di vista si sposta sul ruolo ricoperto dall’intervistato, la percentuale di persone che a termine della giornata lavorativa si dichiarano soddisfatte e gratificate si abbassa.
Perché? La ricerca di Asus Business sottolinea come, seppure più del 65% degli intervistati confermi che le proprie competenze vengono sfruttate appieno, e che la crescita a livello sia personale che professionale sia innegabile, per una persona su due, il proprio lavoro è una grande fonte di stress, e circa il 35% degli intervistati afferma di non sentirsi tranquillo riguardo alle proprie performance, asserendo che gli capita spesso di non svolgere le proprie mansioni in maniera adeguata. Quest’ultimo elemento è maggiormente sentito dai dipendenti under 30: sebbene la sicurezza in sé stessi e nelle proprie capacità vada a migliorare con l’aumentare dell’età dell’intervistato, lo stress sembra invece aumentare con l’andare avanti della carriera, toccando un picco nella fascia dai 30 ai 39 anni.
La retribuzione fondamentale per sentirsi valorizzati
Quanto il benessere aziendale è correlato alla retribuzione? Più della metà delle persone intervistate dichiara che la propria retribuzione sia adeguata alla quantità di mansioni che svolge e al livello di responsabilità di cui è ricoperto, ma c’è comunque un 46% che afferma di non sentirsi sufficientemente valorizzato dal punto di vista economico, per il genere di ruolo che ricopre all’interno dell’azienda per cui lavora. Anche a livello di carriera, c’è una parte di persone (pari a circa il 47%) che non vede delle possibilità di carriera coerenti con i propri desideri e aspettative. Nello specifico, sono le donne a dare una valutazione più bassa alla retribuzione economica e alle possibilità di carriera in azienda. Specialmente le intervistate dai 30 ai 39 anni raggiungono un livello di frustrazione e insicurezza legati al proprio ruolo quando sono nel fiore della propria vita lavorativa, e quando ci si aspetta che la propria posizione in azienda sia ormai ben consolidata. Comparando questo dato a quello degli uomini, si nota come un collega di sesso maschile nella stessa fascia di età dimostri di essere molto più soddisfatto della propria situazione in generale.
Formazione: quali sono le competenze più importanti per i dipendenti?
Quanto le competenze tipiche e specifiche del proprio ruolo sono importanti, se comparate ad altri tipi di conoscenza ed expertise? Secondo il 75% degli italiani, le skill funzionali al proprio ruolo e settore sono fondamentali rientrano nella top 3 delle competenze pilastro. Ma se si vanno a guardare altri tipi di competenze, come quelle di cultura generale o le conoscenze digitali di base, si vede come questo genere di soft skills vanno a definirsi come indispensabili per ben il 65% degli intervistati.
Più nello specifico, le conoscenze che risultano vincenti nella mente degli intervistati sono, in ordine, competenze digitali di base, conoscenza del settore in cui la propria azienda opera, e competenze digitali estese, come la capacità di “capire” la tecnologia o di usare software complessi.
La competenza tecnologica risulta quindi un fattore fondamentale e non trascurabile per qualsiasi ruolo o settore, e questa può essere acquisita o facilitata da attrezzature semplici e intuitive da utilizzare. Per quanto riguarda le soft skills, invece, le capacità di rapportarsi agli altri, lavorare in team e essere in grado di risolvere velocemente i problemi e gli imprevisti, sono le competenze ritenute più importanti. Capacità di networking e competenze tecnologiche sono quindi i pilastri per i dipendenti di oggi.
Dal punto di vista delle mancanze, invece, il campione intervistato vede come maggiore ostacolo all’acquisizione di competenze necessarie per il proprio ruolo in azienda, i propri colleghi, in quanto non ci sono abbastanza occasioni di scambio e confronto. È infatti il dialogo la prima e più grande fonte di istruzione per loro. La formazione aziendale arriva solo dopo, e per il 31,6% questa è comunque insufficiente e/o inadeguata.
Solo la metà delle aziende in Italia offre corsi di formazione e aggiornamento ai propri dipendenti
Il 71% di italiani dichiara di fare formazione legata al proprio lavoro, ma di questa percentuale sono solo il 56% i dipendenti che frequentano dei corsi sovvenzionati dalla propria azienda. C’è infatti una quota di persone che investe personalmente nella propria istruzione, pari a 2 persone su 10. Anche in questo caso, il campione che è meno esposto a questo genere di incentivi è quello femminile (circa la metà del campione fa formazione aziendale, contro il 60% degli uomini).
Da un punto di vista di soddisfazione interna, la qualità della formazione viene giudicata in maniera totalmente positiva da poco meno di 3 persone su 10, e soprattutto, quasi 8 persone su 10 dichiarano che ciò che imparano ha poca attinenza concreta al loro lavoro. Per migliorarla, il campione intervistato dichiara sarebbe meglio aumentare la formazione basata sulle specifiche esigenze del lavoratore, soprattutto per quanto riguarda la formazione linguistica e di gestione e organizzazione del lavoro.
La formazione aziendale si configura quindi come un elemento che potrebbe avere un grande impatto non solo sulle performance dei dipendenti, ma anche sul loro benessere sul posto di lavoro; ma la ricerca evidenzia che su questo c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto da parte delle aziende. Primo passo fondamentale è quello di fornire ai propri dipendenti i giusti strumenti per affinare quelle che sono le competenze necessarie per loro, ossia quelle digitali. Un campo in cui Asus Business opera ormai da anni, nel desiderio di soddisfare le esigenze di aziende e professionisti tramite una vasta gamma di prodotti affidabili e innovativi.