Gli italiani e l’intelligenza artificiale: paura, fiducia, curiosità

Il 44% degli italiani è d’accordo con la legge UE sull’AI.

intelligenza artificiale Deloitte

Unipol ha effettuato una ricerca sul sentimento degli italiani riguardo all’Intelligenza Artificiale, dalla quale emerge un misto di paura, fiducia, curiosità. L’Europarlamento ha approvato lo scorso 13 marzo il cosiddetto Ai Act, l’impianto di norme europee sull’Intelligenza Artificiale. Un provvedimento auspicato, come emerge dalla nuova ricercaChanges Unipol elaborata da Ipsos e mirata ad indagare il rapporto tra gli italiani e l’IA.

Come si è svolta l’indagine

L’indagine è stata realizzata presso un campione rappresentativo della popolazione nazionale di età 16-74 anni e dei residenti nelle principali Aree Metropolitane. Sono state realizzate 1.720 interviste, condotte mediante metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing: metodologia di raccolta dati che si basa sulla compilazione di un questionario via web). Il 44% degli intervistati ritiene che l’implementazione di regolamenti e leggi severi sull’uso dell’IA sia la soluzione più efficace per prevenire effetti negativi della nuova tecnologia.

I possibili effetti della disinformazione generata dall’IA

Gli ambiti che potrebbero risentire della disinformazione potenzialmente generata dall’IA sono la sicurezza, ad esempio diffondendo false minacce o allarmi (34%). Seguita dall’economia, attraverso manipolazioni del mercato o delle tendenze economiche (28%),. Dalla politica, influenzando il risultato delle elezioni (27%). I timori sono diffusi anche per la salute. Ovvero la diffusione di false informazioni su malattie/trattamenti (24%) e per i diritti umani, con la pubblicazione di informazioni che potrebbero incitare all’odio o alla discriminazione (23%).

Gli italiani e l’intelligenza artificiale

Nonostante l’elevata preoccupazione, che tra i Baby Boomers (60-79 anni) arriva a al 70%, è diffusa la percezione che sia possibile riconoscere le informazioni reali da quelle generate dall’IA. Il 38% ritiene che ciò avvenga “sempre o la maggior parte delle volte” (nei Millennials, 29-43 anni, questo grado di fiducia raggiunge il 43%), il 32% “raramente”. Mentre solo il 10% sostiene che non sia possibile distinguere.

Le misure per prevenire gli effetti negativi della nuova tecnologia informatica

In aggiunta all’introduzione di regolamenti e leggi severi sull’uso dell’IA, gli italiani ritengono che altre misure efficaci sono l’educazione e formazione dei cittadini (31%), lo sviluppo di tecnologie per rilevare la disinformazione (31%). Inoltre la responsabilizzazione delle piattaforme media nel monitorare e rimuovere fake news (29%).  A livello generale, comunque, ben l’82% dei connazionali indica come necessaria l’introduzione di almeno una misura di controllo sull’IA. Così da contrastare il fenomeno della disinformazione.

L’esperienza d’uso degli italiani

Il 70% degli italiani ha una conoscenza almeno di base dell’Intelligenza Artificiale. Sebbene soltanto il 12% dichiari di averne fatto uso, anche solo saltuario. Una percentuale, quella dell’utilizzo, che sale fino al 21% nel caso della Generazione Z e tende poi a decrescere con l’età: i Millennials l’hanno usata nel 12% dei casi, la Generazione X nell’11%, mentre soltanto il 5% dei Baby Boomers ha avuto occasione di provare l’IA.

Gli italiani e l’intelligenza artificiali: paura, fiducia, curiosità

L’utilizzo più frequente dell’IA risulta essere quello della creazione di contenuti testuali (nel 40% dei casi). Consueto anche l’uso per attività personali o creative (34% dei casi), ricerca e studi accademici (27%) e per l’automazione di compiti domestici (24%). Si ferma invece al 23% la quota di chi ha indicato un uso in ambito lavorativo. Circa la metà degli italiani (45%) che l’hanno sperimentata, valuta come “molto utili” i risultati proposti dall’AI. Un’opinione positiva che cresce in particolare tra i Millennials (55%).

La curiosità è tanta

Due italiani su tre non hanno ancora un’opinione sul fatto che l’IA produca effetti positivi oppure negativi. Chi ha invece le idee chiare si divide a metà tra coloro che si dicono attratti e curiosi per l’IA (il 18%). E chi è invece diffidente e preoccupato per le sue implicazioni (il 16%). Più in generale, il 59% dichiara di avere un grado di fiducia almeno sufficiente, in una scala da 1 a 10, per questa tecnologia. I più giovani della Generazione Z, tra 16 e 28 anni, esprimono un sentimento di attrazione più elevato (nel 25% dei casi), mentre sono soprattutto i Baby Boomers, tra 60 e 79 anni, a non sapere scegliere se per l’IA possano prevalere gli aspetti positivi o negativi (nel 51% dei casi).

Le preoccupazioni per il lavoro, gli italiani e l’intelligenza artificiale

Oltre alla disinformazione, le preoccupazioni degli italiani sull’utilizzo dell’IA si concentrano su alcuni aspetti della vita, personali e collettivi, molto sentiti. Anzitutto sul lavoro. In particolare, i timori si riferiscono alla possibile perdita di posti di lavoro (39%), alla chiusura delle imprese artigianali (32%). Nonché a minori opportunità lavorative per i lavoratori con una bassa alfabetizzazione digitale (30%). A riconoscere almeno un possibile vantaggio per il mondo del lavoro sono comunque l’81% degli italiani, che individuano effetti positivi. Soprattutto nella riduzione degli errori umani nei processi lavorativi (32%),

Gli italiani e l’intelligenza artificiali: paura, fiducia, curiosità

La Generazione Z, più delle altre, trova positivi aspetti quali la semplificazione delle attività (34%) e l’aumento della produttività (29%), mostrando invece di temere la minaccia per la creatività umana (34%).

Il futuro

Guardando ai prossimi 5 anni, gli italiani hanno le idee ben chiare su quali aspetti miglioreranno e quali peggioreranno. Nel primo caso, a beneficiare dell’IA sarà soprattutto la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (indicata nel 52% dei casi), seguita dalla possibilità di vivere esperienze culturali (50%), fare shopping (48%), gestire i propri spostamenti e la mobilità (46%) e dall’aumentata precisione e velocità delle diagnosi mediche (46%).

Le conclusioni

Infine, secondo gli italiani, con l’IA le opportunità lavorative prevarranno sugli ostacoli per i giovani (nel 42% dei casi) e per le persone con disabilità (34%). Mentre c’è da aspettarsi più ostacoli che opportunità per le persone con una bassa scolarizzazione (40%), per gli over 50 (36%) e per gli immigrati (20%).