Miguel Del Moral Garcia, Channel Sales Director Southern Europe di Vertiv, racconta le proprie passioni e la perseveranza indispensabile nel lavoro.
– Chi è? Si descriva in poche battute
Sono una persona “normale” e amo godermi la vita con le persone a me più care. È difficile descrivermi senza menzionare la cosa più importante per me, la mia famiglia e soprattutto i miei 4 figli, 2 ragazzi e 2 ragazze. Professionalmente ho la fortuna di lavorare in una grande azienda e come hobby mi piace praticare gli sport di Judo e Padel.
– Cosa significa essere oggi ai ‘posti di comando’?
È una domanda piuttosto complicata ma parto dal presupposto che le persone del mio team sono sufficientemente esperte e motivate, e sono capaci di svolgere il proprio lavoro senza richiedere una costante supervisione. Naturalmente mi fido delle persone a patto che soddisfino le mie aspettative e ritengo che questo sia uno dei modi migliori per far sì che il proprio team offra prestazioni di alto livello, facendo leva su un’elevata motivazione.
– A cosa deve il successo nel suo lavoro?
Ritengo si tratti di un ottimo mix basato su molteplici fattori partendo in primis dall’interesse per ciò che si fa e di una buona dose di perseveranza. Credo anche che il sostegno della propria famiglia sia fondamentale, così come la dedizione e il coinvolgimento sul campo nelle attività quotidiane.
– Come si è avvicinato al mondo dell’ICT?
Praticamente sin da quando ero molto giovane ho iniziato a interessarmi al mondo della tecnologia e questo mi ha spinto a studiare ingegneria industriale. La mia prima azienda dopo aver terminato gli studi era già legata al settore ICT, si trattava di Arrow e successivamente ho sviluppato il mio profilo professionale in diversi vendor come Fluke, APC, Lenovo e Vertiv, dove attualmente ricopro la posizione di Channel Sales Director per il Sud Europa.
– Mi dia tre aggettivi che descrivano il core business della sua azienda
Tecnico, giovane ma dotato di grande competenza e sensibilità sul business.
– Quali sono le migliori scelte che ha fatto da un punto di vista professionale?
Non mi piace sottolineare una decisione presa come centrale o essenziale nella mia vita professionale. Ritengo di aver preso piccole decisioni che hanno contribuito a delineare chi sono e dove sono. Le esperienze apprese in ciascuna delle aziende in cui ho lavorato mi hanno aiutato a prendere delle decisioni e a migliorare non solo nella componente professionale, ma anche in quella personale.
– Si è mai trovato nella necessità di fare scelte dolorose, ovviamente da un punto di vista professionale?
Quando si ha la responsabilità di persone, a volte ci si trova a dover prendere decisioni difficili e talvolta dolorose.
– Qual è il pregio che ammira di più nelle persone e quale è il difetto che proprio non le va giù?
Una caratteristica che ammiro nelle persone è la capacità critica, il saper mettere in discussione ciò che ci circonda e che ci porta ad avere una posizione flessibile nella vita. Direi che il difetto che posso criticare di più è l’ipocrisia. Cerco di tenermi lontano, per quanto possibile, dalle persone che si comportano in modo ipocrita.
– Tema giovani. Cosa cercano? Come giocano il loro futuro?
Credo che i giovani cerchino quello che cerca chiunque altro cioè, potersi sentire bene. Nell’ambiente di lavoro, penso che apprezzino e cerchino di lavorare in aziende che si preoccupano del benessere generale dei propri collaboratori, oltre ovviamente a puntare a un buon stipendio.
– Quali le criticità che ha messo in luce, nel suo quotidiano, il Covid-19?
È stato qualcosa di inaspettato che ha modificato la nostra vita. Abbiamo tutti trascorso mesi pieni di incertezza. A livello personale, mi ha permesso di “fermare” le dinamiche quotidiane e di riflettere. Una cosa estremamente positiva che ho tratto da quei mesi è che ho potuto trascorrere molto tempo prezioso con la mia famiglia.
Ora facciamo ‘un gioco’…
– Se fosse un piatto che piatto sarebbe?
Sarei senza dubbio un piatto dal sapore intenso e dal gusto piccante.
– Se fosse un quadro?
Forse un quadro di Dalí. Per certi aspetti mi considero irriverente, come lo era lui.
– Se fosse un film?
Sarei una commedia, possibilmente francese.
– Se fosse una stagione?
Penso che si tratterebbe della primavera, con la sua temperatura gradevole e le sue piogge.
– Se non facesse il lavoro che fa, che lavoro farebbe?
Penso che potrei lavorare in ruolo con un’importante componente di ‘azione’, qualcosa di legato alle forze di sicurezza
– Se avesse una bacchetta magica…
Beh, non saprei … quante volte la potrei usare…?