(In)Coscienza Digitale, la rivoluzione è in atto

(In)Coscienza Digitale: un lavoro finalizzato a porre delle riflessioni sul momento storico che stiamo attraversando e a far crescere in ognuno di noi un senso di responsabilità.

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Con il suo libro (In)Coscienza Digitale, il professore Michele Petrocelli analizza l’impatto della rivoluzione digitale su economia, società e quotidianità.

La rivoluzione digitale sta cambiando radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo con il mondo intorno a noi.
I sistemi di Intelligenza Artificiale permettono di rielaborare la realtà in numeri e dati, e le informazioni ricostruite possono essere utilizzate per prevedere e modificare il futuro. Questo processo sta trasformando la nostra società in modo rapido ed esponenziale, suscitando entusiasmo da una parte, preoccupazione dall’altra.

Alla luce degli studi e dell’esperienza maturati sia in materia di nuove tecnologie che di insegnamento, Petrocelli propone una nuova filosofia educativa, che incoraggia l’approccio al cambiamento: si può imparare a utilizzare l’innovazione digitale in modo consapevole e responsabile, rendendo la conoscenza uno strumento di potere e non di subordinazione. Solo così, attraverso la comprensione del modo in cui la tecnologia agisce sulle nostre decisioni e di quelle che potremmo definire le “regole del gioco”, possiamo utilizzare l’innovazione per creare, comprendere ed evolvere, diventando protagonisti del nostro futuro.

– Sentiamo parlare quotidianamente di algoritmo, intelligenza artificiale, di cookies ai quali diamo il consenso senza sapere realmente quale sia la loro funzione. Il suo libro parla, per l’appunto, di coscienza-incoscienza in merito al mondo digitale: ci dica di più.

La rivoluzione digitale è un processo in cui la realtà, compresi i nostri comportamenti, viene trasformata in numeri ed elaborata da sistemi di Intelligenza Artificiale capaci di analizzare, prevedere e ricostruire le informazioni restituendone di nuove. I risultati di questo processo a loro volta modificano e indirizzano le nostre scelte, divenendo essi stessi, in qualche modo, una componente della realtà che contribuiscono a trasformare. È in questo senso che la rivoluzione tecnologica in atto trasforma le nostre vite, il mondo del lavoro e la società in cui viviamo. Ci affidiamo in sintesi, senza pensarci troppo, agli algoritmi. E per questo esiste una dicotomia tra le persone: alcune sembrano affascinate da questa pervasività, altri la vivono come un’invadenza della tecnologia da cui fuggire e da temere.

L’innovazione digitale però non è un bene, non è male, è un fatto. È uno strumento che può aiutarci a creare, comprendere ed evolvere, purché conosciamo le regole del gioco e sappiamo utilizzarla in modo consapevole e responsabile. La consapevolezza richiede però preparazione, autonomia e motivazione. (In)Coscienza Digitale nasce dall’esigenza di analizzare in modo complessivo questo processo di trasformazione esistenziale, riflettendo sulla centralità dell’essere umano, sul suo essere unico e sul modo in cui possa realizzare questa sua dimensione umana proprio attraverso le macchine. In questa riflessione occorre ripensare completamente diversi ambiti: la scuola, il management, la società. La risposta è proprio nella coscienza (e conoscenza) di come la tecnologia agisce sulle nostre decisioni, attraverso una nuova filosofia educativa incentrata su un approccio nuovo al cambiamento. Solo questa “comprensione” è la leva che ci porta a utilizzare ed indirizzare l’innovazione, invece di venirne travolti.

– In che modo la rivoluzione digitale sta cambiando il mondo del lavoro, della politica, dell’economia?

Nel mondo del lavoro, la trasformazione digitale sta accelerando l’obsolescenza delle competenze e delle professioni. Le macchine tendono a sostituire via via l’uomo non solo in attività ripetitive ma anche in processi di analisi e talvolta decisionali, mentre vengono valorizzate e divengono cruciali per la competitività la creatività, il pensiero laterale, la capacità empatica, relazionale e comunicativa. Tutte competenze che richiedono l’esercizio di autonomia e motivazione intrinseca.
Tuttavia, sia il sistema formativo (scolastico, universitario, aziendale) che le strategie organizzative non favoriscono questa transizione, troppo veloce per i modelli obsoleti che vengono proposti, legati ai compiti e alla motivazione estrinseca. È qui che si fa più serio il rischio di ampliamento del cosiddetto skill-gap, con un diretto impatto sui lavoratori che non riescono più a essere competitivi. Questo non farà che accentuare la polarizzazione delle opportunità per cui solo pochi riusciranno a godere di grandi vantaggi in termini di opportunità, di redditi e di ricchezze che la nuova rivoluzione sta creando, mentre un’ampia parte della popolazione rischia di uscire dal mondo produttivo e finire al margine di quello sociale.

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Anche sul piano politico esiste un tema connesso con la capacità delle democrazie liberali di resistere alla rivoluzione digitale. Gli scandali di Cambridge Analytica sono stati un esempio della facilità con cui sono manipolabili le nostre decisioni. E anche qui si osserva un altro processo di polarizzazione, quello dei differenti punti di vista, facendo perdere il senso e il valore della politica come luogo di sintesi tra diverse opinioni e sensibilità. Oggi, a differenza del passato, il dominio e la centralizzazione delle informazioni sembra avvantaggiare i sistemi dittatoriali che possono basare le proprie decisioni su Big Data e Intelligenza Artificiale per analizzarle e sintetizzarle. Ma in questo contesto il valore distintivo della democrazia risiede nella sua capacità di favorire l’alternativa di pensiero, la creatività, il confronto tra opinioni e sensibilità diverse, il rispetto, l’accettazione e la valorizzazione delle differenze, dando così colore al processo decisionale che, altrimenti, rimarrebbe grigio pur nella sua efficienza.

– Qual è la sua posizione nel dibattito che vede protagonisti i software GPT, la AI generated art e tutti gli strumenti che sembrano in grado di affiancare o sostituire l’umana creatività?

I processi di sviluppo dell’Intelligenza Artificiale che stiamo vivendo hanno in sé elementi portentosi di accelerazione della produttività ma, perché siano efficaci, occorre che siano compresi nel loro funzionamento, e nei loro limiti. Software capaci di generare testi, come ChatGPT, ad esempio, possono generare contenuti verosimili, anche di elevata qualità. Ma, appunto, sono contenuti verosimili che, se presi per buoni senza la vigilanza critica dell’uomo, finiscono per favorire la disinformazione, generando fake news o, almeno, incorporando i bias connessi con l’interpretazione comune dei fenomeni.
La creatività, intesa come dimensione umana, è altra cosa. È soprattutto esercizio critico, ricerca di senso, di sintesi, di emozione. Tutte cose che l’AI non può fare. Anche la AI Generated Art è un fenomeno che vale la pena analizzare. Nell’estate del 2022 c’è stata una grande polemica a seguito della vincita di un’opera (dal titolo “Theatre d’Opera Spatial”) in un concorso alla Colorado State Fair. La stampa raffigurava un paesaggio soleggiato e radioso scrutabile da una finestra circolare. Tutto bene, se non fosse stata una fotografia manipolata digitalmente da una AI. In quella occasione, come dichiarato dallo stesso artista presentatore dell’opera Jason Allen, lo scopo è stato di lanciare una dichiarazione (e portare avanti un dibattito). D’altronde l’AI è uno strumento dell’artista, come il pennello, l’argilla o la macchina fotografica, ma è nell’idea creativa, tutta umana, che si sprigiona l’arte come forma di libertà.

– È impensabile l’idea di rinunciare al progresso a causa dei “rischi” della tecnologia: come fare, allora, a invertire la rotta?

Non credo che la rotta vada invertita, piuttosto la nave va guidata tenendo conto del vento e delle onde. Fuor di metafora: la trasformazione in atto è ineludibile a questo punto, è un fatto di cui occuparsi, invece di preoccuparsi.
Dapprima, dobbiamo chiederci cosa intendiamo per “rischio”: se con questo si intende la capacità delle macchine di sostituirci in alcuni processi decisionali, di orientale le nostre scelte e le nostre preferenze, possiamo smettere di chiamarlo rischio perché non lo è. È una realtà. Quello che possiamo fare, però, è progredire con consapevolezza, dotandoci degli strumenti che costituiscono il nostro diario di bordo e ci aiutano a impostare efficacemente la rotta. Quali sono? Ne sintetizzo tre: responsabilità, formazione, motivazione:
Per “responsabilità”, intendo il dovere (di chiunque voglia vivere questa rivoluzione coscientemente) di riflettere e capire cosa stia accadendo nel mondo, provando una vera e propria esigenza di interpretazione della realtà;Conseguenza quasi naturale dello sviluppo di un senso di responsabilità è la “formazione”, intesa come il percorso personale di crescita orientato alla creazione di valore (individuale e sociale). Per far questo è fondamentale che tutte le strutture sociali – come scuola, organizzazioni, management, la politica – perseguano congiuntamente l’obiettivo;
Infine, con “motivazione” intendo la più alta realizzazione di sé, che può esistere solo dando spazio alla creatività, al pensiero laterale, al senso che ciascuno di noi attribuisce alle cose, alla forma di libertà che vogliamo esprimere.

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– Il suo libro affronta temi e argomenti talvolta particolarmente impegnativi, che il grande pubblico non padroneggia. È un libro per soli addetti ai lavori?

All’inizio, forse, era così. Chiunque faccia ricerca accademica, a un certo punto del percorso, sente l’esigenza di sintetizzare quanto conosce e apprende provando a incasellare e categorizzare le informazioni. (In)Coscienza Digitale aveva in un primo momento questo scopo: fornire un contributo accademico, tecnico, sugli impatti della Rivoluzione digitale in ambito economico, sociale e organizzativo.

A libro quasi terminato, ho capito però che la riflessione non riguarda l’accademia, gli esperti, gli studiosi. Riguarda le mie due figlie, la mia famiglia, la vita di tutti noi, la nostra quotidianità. Ed è lì che ho cominciato a riscrivere, stavolta in chiave differente, divulgativa. È ora un lavoro finalizzato a porre delle riflessioni sul momento storico che stiamo attraversando e a far crescere in ognuno di noi un senso di responsabilità. La responsabilità per cercare di governare e di influenzare la trasformazione digitale portandola dove vogliamo noi, altrimenti guiderà lei la nostra vita. Ognuno di noi ha la responsabilità di acquisire questa consapevolezza, lavorare sulle dimensioni più umane che ha. Come professionisti, come persone, come cittadini.