Parte una nuova fase di opportunità e criticità per l’Italia. Agenda Digitale italiana: all’Italia assegnato il 37% di tutte le risorse europee per il digitale nel Next Generation EU. Il PNRR mette a disposizione risorse mai viste per la digitalizzazione del Paese e della sua PA. Complessivamente 48 miliardi, il 37% di tutte le risorse europee per il digitale inserite nel Next Generation EU. Disponibilità, finora ben gestita: l’Italia è infatti il Paese più avanti in Europa nella realizzazione degli interventi previsti nel PNRR per la trasformazione digitale.
Italia e PNRR, il Digital Economy and Society Index
Il Digital Economy and Society Index (DESI) fotografa qualche primo segnale positivo. Nel 2022 l’Italia è salita di 2 posizioni nel ranking europeo di digitalizzazione anche se, complessivamente, resta nella parte bassa della classifica. Siamo infatti al 18esimo posto su 27 Stati membri, con importanti gap rispetto ad altri Paesi, in particolare sulle competenze digitali e i servizi pubblici digitali. Il Paese comincia finalmente a concretizzare un modello “Government as a Platform” di sviluppo ed erogazione di servizi pubblici digitali, in cui la PA diventa una piattaforma di innovazione.
“Il digitale chiama: l’Italia risponde?”
Ora è però necessario portare a termine nei tempi previsti gli interventi di digitalizzazione del PNRR, accelerando gli ambiti più critici. Lo evidenzia la ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “Il digitale chiama: l’Italia risponde?”.
Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation
Per l’Italia digitale, questa è la più importante chiamata della storia moderna. Dobbiamo rispondere in modo rapido, compatto e ordinato. Ora è necessario tradurre in realtà le ambizioni del PNRR. Portando a termine nei tempi previsti gli interventi di digitalizzazione. E accelerando sugli ambiti più critici, come lo sviluppo di competenze digitali tra la popolazione. Dobbiamo dedicare i prossimi mesi a raccordare visioni, risorse e sforzi che, se non ben allineati, rischiano di far perdere tempo ed energie cruciali.
Il digitale nel Next Generation EU
Il PNRR dedica al digitale un’intera missione da 40 miliardi di euro. A cui si sommano le iniziative di digitalizzazione presenti nelle altre sei missioni, per un totale di 48 miliardi di risorse complessive. Per comprenderne la dimensione, l’Italia prevede di spendere il 37% di tutte le risorse europee dedicate alla trasformazione digitale nell’ambito del Next Generation EU. Al 16 dicembre 2022, 30 delle 173 milestone e target previsti per l’Agenda Digitale sono stati realizzati. Tanto che l’Italia oggi, con il 17% di milestone e target completati, è il Paese più avanti in Europa nella realizzazione della trasformazione digitale prevista nel PNRR.
Nuova fase di opportunità e criticità: Italia e PNRR
La PA riveste un ruolo di primo piano nell’attuazione del PNRR, con almeno il 60% delle risorse destinate a enti pubblici e tutte le risorse gestite e rendicontate da PA. Per la trasformazione digitale dell’apparato pubblico gli obiettivi sono molto sfidanti. Sono ben 13 le milestone e 27 i target da realizzare nel 2023. Con intenti particolarmente rilevanti sul fronte del procurement. In cui si prevede la completa digitalizzazione di tutto il ciclo di vita dei contratti pubblici e target importanti sui tempi di aggiudicazione delle gare pubbliche, realizzazione e pagamenti.
Cosa rileva il DESI
Nell’edizione 2022 del DESI l’Italia sale di due posizioni, ma continua ad attestarsi nella parte bassa del ranking, al 18esimo posto su 27 Stati membri. Ancora lontano da Paesi simili, come Spagna, Germania e Francia. Nel dettaglio, l’Italia è 25esima per diffusione di competenze digitali, stabile rispetto allo scorso anno. Settima per connettività, guadagnando 16 posizioni rispetto alla precedente rilevazione. Ottava per digitalizzazione delle imprese, guadagnando due posizioni; 19esima per digitalizzazione della PA, perdendo una posizione.
Superare i limiti
Per superare i limiti di completezza degli indicatori e il parziale orientamento al policy-making del DESI, l’Osservatorio ha elaborato i Digital Maturity Indexes (DMI). Il framework di maturità digitale, composto da 109 indicatori, analizza il livello di digitalizzazione con maggiore completezza e precisione. Mostrando comunque una performance del Paese sotto la media europea. Nei DMI siamo 22esimi su 27 Paesi europei per sforzi compiuti nell’attuazione dell’Agenda Digitale (fattori abilitanti) e 20esimi per risultati ottenuti, a segnalare la necessaria cautela nel leggere i risultati del DESI troppo positivamente.
Connettività e integrazione
Emergono ottimi risultati nella connettività e nell’integrazione delle tecnologie digitali, dovuti a un set ristretto di indicatori (copertura a 5G, diffusione del cloud, fatturazione elettronica). Inoltre si registra un progressivo miglioramento nell’utilizzo di internet da parte dei cittadini. Riscontriamo tuttavia una sostanziale stasi sulla digitalizzazione dei servizi pubblici.
I DESI regionali
L’Osservatorio Agenda Digitale ha calcolato un DESI regionale, da cui emerge il divario tra regioni del Mezzogiorno e del Centro – Nord. Le dimensioni su cui l’Italia è più in difficoltà nel DESI – capitale umano e servizi pubblici digitali – sono anche quelle con i maggiori divari regionali. Dato significativo per comprendere come solo riducendo le disuguaglianze interne l’Italia riuscirà a colmare il gap con gli altri Paesi.
Italia e PNRR, si apre una nuova fase
Confrontando le 21 Regioni e Province Autonome italiane con un gruppo di Regioni europee “gemelle”, emerge come anche i territori più avanzati del nostro Paese non siano veri digital champion in Europa. Tutte le Regioni europee simili alle nostre fanno meglio rispetto all’utilizzo complessivo di internet e vincono il confronto su 8 dei 9 indicatori considerati, con l’eccezione dell’accesso alla banda larga. E sono proprio le Regioni del Nord e del Centro (più in alto nel DESI regionale) a mostrare un ritardo maggiore rispetto alle Regioni ad esse simili nel resto d’Europa.
Il modello “Government as a Platform”
Da diversi anni, il nostro Paese sta cercando di adottare un modello per lo sviluppo e l’erogazione di servizi pubblici digitali “Government as a Platform” con (1) dataset e componenti condivisi. (2) piattaforme per accentrare l’offerta di servizi pubblici. (3) modelli di interoperabilità applicativa basati su API e standard aperti. (4) soluzioni cloud per garantire scalabilità, controllo della sicurezza ed efficienza. Nel 2022 si sono registrati importanti risultati.
Per le piattaforme, pagoPA vede oltre 19.000 PA aderenti, oltre 400 prestatori di servizi di pagamento coinvolti nella piattaforma e circa 650 milioni di transazioni effettuate, per un valore di oltre 126 miliardi di euro. SPID è nelle mani di un maggiorenne su due, con oltre un miliardo di accessi nel 2022. Mentre la CIE è stata usata 21 milioni di volte per accedere a servizi digitali. L’App IO nel 2022 è stata scaricata da oltre 32 milioni di italiani e le oltre 12.000 PA presenti nell’App offrono più di 170.000 servizi; è stato finalizzato un Proof of Concept della Piattaforma Notifiche Digitali, che permetterà l’invio di notifiche con valore legale.
La Piattaforma Digitale Nazionale Dati
Per l’interoperabilità, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), attiva dal 21 ottobre 2022, abiliterà lo scambio automatico di dati tra PA. Inoltre favorirà l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi dati pubbliche. Mentre il Progetto Mobility as a Service for Italy (MaaS) prevede di dedicare 57 milioni di euro del PNRR all’integrazione e all’interoperabilità di servizi di trasporto pubblico e privato.
Per l’infrastruttura cloud, costruito il Polo Strategico Nazionale (PSN) che ospiterà i dati e i servizi critici e strategici delle PA italiane, è iniziata la migrazione al cloud di dati e servizi pubblici ma siamo ancora lontani dalla dismissione e razionalizzazione degli oltre 11.000 data center attualmente presenti nelle PA italiane.
Gli acquisti pubblici, Italia e PNRR
La PA italiana nel 2021 ha comprato lavori, servizi e forniture per circa 200 miliardi di euro, un valore equivalente alle risorse disponibili grazie al PNRR. Il nuovo Codice dei contratti pubblici, che entrerà in vigore dal 1° aprile 2023, prevede un’accelerazione nella gestione degli appalti pubblici tramite piattaforme digitali interoperabili e qualificate. Il mercato di tali piattaforme, nel mondo pubblico, vale 28 milioni di euro l’anno.
È necessario realizzare un processo di approvvigionamento completamente digitalizzato e superare i problemi del mercato di soluzioni digitali alla PA italiana. La PA acquista da aziende private sostanzialmente tutte le sue soluzioni digitali, 5,7 miliardi di euro nel 2021, ma il 67% della spesa pubblica in servizi digitali è concentrato nelle mani dei primi 50 fornitori e il 31% nelle mani dei primi 5. Sono necessari mediamente 4 mesi e mezzo per assegnare una gara pubblica per soluzioni digital.
La governance e gli enti locali
Tra le raccomandazioni dell’Osservatorio, perché l’Italia riesca a rispondere alla chiamata digitale, c’è la necessità di definire una governance che preveda un forte presidio e coordinamento sui temi dell’Agenda Digitale. Le PA locali (Regioni, Province, Comuni, Città metropolitane, ASL e aziende ospedaliere) gestiranno oltre 66 miliardi di euro del PNRR e molte delle risorse complementari verranno amministrate direttamente da Regioni e Province Autonome. È necessario affiancare e supportare gli enti locali nell’implementazione dei loro interventi.