Red Hat, l’open source è innovazione tecnologica sostenibile

Nel suo evento Open Source Day, Red Hat ha evidenziato il ruolo sempre più fondamentale dei partner quali consulenti nella scelta di soluzioni strategiche.

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“Dopo la pandemia, il conflitto in corso, la crisi economica e la crisi di Governo, siamo ancora qui, più forti di prima”. In questo modo Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italia, si è rivolto agli 1.200 partecipanti riuniti a Milano per l’Open Source Day nel primo incontro in presenza post emergenza Covid-19 (in realtà, il secondo incontro, perché la tappa milanese era stata preceduta da quella romana).

Red Hat: un cloud ibrido aperto per sviluppare un mix di applicazioni

L’affermazione di Falcone ha voluto essere un modo per spronare i partner a procedere ancor più decisi nel segno del cloud e della trasformazione digitale perché non mancano evidenze incoraggianti”. Come esempio concreto Falcone ha citato la Pubblica amministrazione e la sanità, spesso additate come settori in grande ritardo in termini di innovazione: “Tutte le grandi infrastrutture statali, dalla PA centrale alla sanità, sono all’avanguardia e da un paio di anni stanno investendo tantissimo in soluzioni, in tecnologia, in informazione e in innovazione. E so per certo che in futuro continueranno a investire sempre di più”.

Molto probabilmente Falcone è un facile profeta considerando che il PNRR prevede uno stanziamento di 9,75 miliardi di euro per la digitalizzazione e l’innovazione della PA e in cui il cloud è uno dei protagonisti. Tuttavia, per ottenere i fondi servono progetti concreti e in questo Red Hat e i suoi partner possono giocare sicuramente un ruolo di rilievo vista la forte propensione del PNRR per il ricorso a piattaforme aperte.

La stella polare è il cloud ibrido

Alle parole di Falcone hanno fatto eco quelle di Gianni Anguilletti, Vice Presidente MED Region di Red Hat, che è entrato nel concreto e ha descritto la “stella polare” che sta guidando tutte le iniziative dell’azienda: abilitare la capacità di trasformazione digitale delle aziende attraverso il cloud ibrido per rispondere nel modo migliore alle loro esigenze. D’altra parte, ha sottolineato Anguilletti, sono ormai anni che “il modello di software open source è una fucina di innovazione tecnologica sostenibile alla quale le aziende hanno attinto, e continuano ad attingere, in maniera massiccia”.

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Questo sta portando una serie di cambiamenti e a una velocità operativa sempre maggiore. Nei settori bancario e assicurativo, per esempio, Red Hat ha rilevato che l’onnipresenza dei dispositivi mobili ha portato a una trasformazione della modalità di interazione con i clienti.

Nel settore manifatturiero, invece, l’intelligenza artificiale e l’analisi real time stanno portando alla prototipazione predittiva e a processi produttivi sempre più automatizzati. Di questi sta beneficiano in particolare l’automotive.

Anguilletti ha citato anche il settore pubblico sottolineando nei confronti del quale, essendo sempre costantemente sotto pressione a causa delle richieste di innovazione, dovrebbe “diventare attraverso la digitalizzazione una forza propulsiva a supporto delle iniziative di business del sistema Paese”.

I responsabili IT dovrebbero trasformarsi in operatori cloud

Anguilletti ha presentato anche i risultati della ricerca Global Tech Outlook 2023 che Red Hat effettua ogni anno per avere indicazioni sulle aspettative dei clienti.

Dall’ultima edizione è emerso che sicurezza, innovazione, velocità, customer experience, contenimento dei costi e cambiamento della cultura aziendale sono elementi imprescindibili e per i quali ci si aspetta che cui l’IT fornisca adeguate soluzioni a supporto. Per soddisfare tali aspettative, “tutti i responsabili dei sistemi informativi in azienda dovrebbero trasformarsi in operatori cloud – ha sostenuto Anguilletti –. Questo non per suggerire di impegnarsi a trasformare l’organizzazione quanto invece per sottolineare che una loro sempre di più specifica responsabilità è di ottenere il meglio da tutte le piattaforme e le infrastrutture digitali disponibili a supporto di tutte le iniziative di business”. Iniziative su cui Red Hat continua a investire come mai in precedenza, per offrire soluzioni e servizi che sostanzialmente poggino su tre pilastri principali:

  1. framework per lo sviluppo di applicazioni moderne cloud native capaci di sfruttare i paradigmi tecnologici più innovativi;
  2. tecnologie per la realizzazione di piattaforme cloud ibride aperte che permettano alle aziende di ottenere il meglio da qualsiasi tipo di risorsa computazionale a loro disposizione;
  3. strumenti per la gestione e automazione di infrastrutture IT per fare in modo che le operazioni possano essere più economiche e rapide ma anche più intelligenti e affidabili.

Quattro gradi di libertà

Red Hat vuole rendere disponibile tale portfolio in modo trasparente e che sia fruibile secondo quattro gradi di libertà e flessibilità: piattaforme fisiche, virtuali, cloud ed edge. I servizi e le soluzioni di tale portfolio possono essere acquistati direttamente da Red Hat, ospitati da terze parti e gestiti in autonomia o affidati a un provider e usufruiti in modalità pay per use.

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Come esempio dell’efficacia della proposta Red Hat, Anguilletti ha citato il caso di Crédit Agricole, che grazie alla piattaforma Red Hat Ansible Automation Platform, ha potuto automatizzare le operazioni di gestione dell’infrastruttura informatica (composta da decine di migliaia di server), con importanti benefici nei processi DevOps e riuscendo a ottenere un ritorno sull’investimento (ROI) già in un anno. Mentre, attraverso la collaborazione con Red Hat, General Motors sta realizzando un sistema operativo Linux basato sul Red Hat In-vehicle operating system da utilizzare all’interno delle connected car e per velocizzare la realizzazione di veicoli a guida autonoma.

I partner sono dei consulenti

Thomas Giudici, MED Regional Ecosystem Leader, ha toccato l’argomento partner esordendo con una piccola ma significativa precisazione: “Sono il responsabile del canale di Red Hat – ha affermato –. Oggi, però, non si usa dire più canale ma ecosystem, che non è un modo più raffinato per indicare il canale quanto invece per sottolineare l’evoluzione che hanno avuto i partner e che oggi sono a tutti gli effetti una parte integrante dell’ecosistema che fa capo a Red Hat”.

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Giudici a riguardo ha sottolineato come l’Italia sia il Paese con il maggior numero di partner certificati. “Questo vuol dire – ha precisato – che c’è un elevato livello di competenza perché i partner sono sempre aggiornati su tutti i nostri prodotti. È fondamentale che il nostro ecosistema sia competente perché deve essere in grado di supportare i clienti a scegliere la strategia migliore per loro all’interno della nostra offerta. Sempre di più i nostri partner stanno abbandonando il ruolo di rivenditori per diventare veri consulenti”.