“Siamo un’azienda che sta migrando al cloud e come tutte le realtà che non sono cloud native abbiamo i nostri passi da fare. Ora siamo nel mezzo della migrazione ma è una one way direction. Questa è la strada, non si torna indietro”. Così si è espresso Andrea Ragazzi, Vice President Europe di Avaya, in un incontro che aveva l’obiettivo di fare il punto della situazione sull’azienda e sulle sue strategie nel post pandemia.
Avanti verso il cloud, ma a velocità ridotta
“L’unica opzione è la velocità – ha precisato Ragazzi –. Abbiamo una base installata on premise che va protetta e non tutti i clienti possono o vogliono passare al cloud. La Pa è un po’ più lenta, ma anche nel private sector la velocità di passaggio non è quella che ci si aspettava qualche anno fa”.
I prodotti Avaya sono ormai tutti cloud based ma l’azienda ha ancora una forte base installata e un importante portafoglio clienti on premise. E sono questi questi clienti che determinano la velocità di transizione.
“Il fatturato del cloud mostra una crescita significativa – ha aggiunto Ragazzi – ma la grande maggioranza delle revenue è ancora sull’on premise. Il business tradizionale è flat o in declino a favore del cloud, ma questo era previsto data la strategia che abbiamo intrapreso. Comunque, il contributo delle cloud subscription alle revenue del trimestre appena concluso è del 50%. Questo vuol dire il 40% di incremento anno su anno. La subscription è comunque un ibrido tra on premise e cloud; quindi, fa capire come l’azienda si sta muovendo”.
La migrazione al cloud ha anche un riflesso sul personale. Infatti, per essere più in linea con le caratteristiche di un’azienda cloud, Avaya sta effettuando una riorganizzazione dei suoi 7.800 dipendenti.
Il ruolo dei partner italiani
Alle parole di Andrea Ragazzi hanno fatto eco quelle di Alessandro Catalano, Country Manager per l’Italia, il quale ha puntualizzato come Avaya abbia oggi strutture e soluzioni on premise, ibride e in cloud che consentono “di accompagnare i clienti verso la trasformazione digitale con un passo tecnologico graduale”. A ciò va poi aggiunto che in tale percorso di digitalizzazione Avaya può fare affidamento su oltre 200 partner, tra system integrator e azienda di informatica, che lavorano al suo fianco. Ed è proprio sull’argomento partner che Catalano ha messo l’accento: “Stiamo accompagnando personalmente i system integrator e i partner tecnologici che hanno voglia di investire sulle soluzioni cloud – ha affermato – e Avaya stessa sta facendo molti investimenti in questo senso. Stiamo facendo anche recruiting di nuovi partner che abbiano già una mentalità cloud e con loro ci stiamo impegnando in termini di training e formazione.
“Il cloud è un’architettura che le aziende desiderano – ha proseguito Catalano – quindi stiamo puntando su system integrator blasonati ma stiamo anche sviluppando partnership molto interessanti con gli indipendent software vendor italiani, cioè quelle grandi aziende magari produttrici di software per paghe e contributi piuttosto che per gli enti locali, che sono disposte ad avviare una partnership con Avaya per unire il nostro prodotto al loro listino. In questo senso siamo in fase d’arrivo con un paio di nomi italiani”.
Un esperimento con i piccoli service provider
Catalano ha evidenziato però come non siano soltanto i più noti system integrator a essere particolarmente attivi. Un movimento importante è in atto anche presso gli installatori locali, regionali o addirittura cittadini, che stanno investendo e anche assumendo giovani per formarsi alle tecnologie cloud. Questo a livello Paese sta generando un indotto importante.
“Per noi i service provider sono un canale preferenziale – ha sottolineato Catalano – in quanto portano sul mercato con capillarità le loro soluzioni voce e dati e le complementano con la nostra soluzione. In questo senso, stiamo facendo una sperimentazione con dei piccoli service provider a carattere regionale che hanno una migliore conoscenza del tessuto economico delle piccole e medie imprese. Abbiamo unito alla loro offerta la collaborazione e il contact center. Avremo i primi risultati di questa sperimentazione il primo quarter del prossimo anno”.
Un partner, diverse soluzioni
Alessandro Catalano è tornato sul discorso della minore velocità, rispetto alle attese, della migrazione verso il cloud cercando di motivare le possibili cause. “Da una parte – ha sostenuto – c’è un’accettazione del cloud come risparmio di costi e di personale, garanzia e sicurezza del dato. Tuttavia, dall’altra parte c’è la percezione di perdere il controllo. Quello che ho notato però è la ricerca di un partner che possa fornire anche soluzioni diverse, che siano cloud, ibride e on premise. Oggi Avaya è l’unico fornitore al mondo che possa garantire tutte e tre le architetture e la possibilità di fare un passaggio graduale alle varie senza soluzione di continuità”.