Digitalizzazione delle imprese, intervista a Jacopo Bruni di Praim

La previsione sul post-pandemia è che, probabilmente, ci sarà una tendenza al rientro in ufficio, ma con un’apertura al lavoro ibrido.

digitalizzazione delle imprese

Jacopo Bruni, Marketing Manager di Praim, racconta l’evoluzione del posto di lavoro e spiega come attuare una reale automazione e digitalizzazione delle imprese.

– Come sono cambiati gli uffici e le postazioni di lavoro pre e post pandemia?

La pandemia ha reso il lavoro da casa indispensabile per la sopravvivenza di tutte quelle attività che hanno avuto l’opportunità di poter ricorrere ad esso. È così che lo smart working ha preso veramente piede, pur se per necessità e non per scelta consapevole. Pensiamo che da un’indagine del Politecnico di Milano, le persone che hanno lavorato a distanza nel 2020 sono state un terzo circa dei lavoratori dipendenti italiani, coinvolgendo il 97% delle grandi imprese, il 94% delle pubbliche amministrazioni italiane e il 58% delle PMI. Di conseguenza anche le postazioni di lavoro si sono evolute e altrettanto conseguentemente sono emerse problematiche di vario genere: dalla connettività, alla sicurezza, all’usabilità.
La previsione sul post-pandemia è che, probabilmente, ci sarà una tendenza al rientro in ufficio, ma con un’apertura al lavoro ibrido, ovvero alla combinazione tra lavoro a distanza e lavoro in presenza, per cogliere il meglio dalle due esperienze.

– Quali le tecnologie e le strategie distributive a supporto?

Servono tecnologie che mettano in sicurezza il lavoro da casa e che tengano in considerazione la divisione sempre meno netta tra sfera privata e sfera lavorativa, dato che lo smart working è di per sé fatto di impegni personali che si intersecano sempre di più all’orario lavorativo che si dimostra sempre più flessibile.
L’ottimo sarebbe il poter distribuire le soluzioni dall’IT verso i singoli utenti (come per esempio la configurazione del Wi-Fi casalingo, l’accesso alle sole risorse aziendali necessarie, ecc.) nel minor tempo possibile e nel modo più elementare, senza la necessità di far apprendere eccessive conoscenze informatiche ai collaboratori (che non sempre ne sono dotati), per rendere il lavoro di tutti più veloce ed efficiente possibile.

Praim

– Come declinate il concetto di Everywhere Workplace?

Più che di Praim nella fattispecie, questa è una caratteristica alla base della virtualizzazione delle applicazioni, ecco perché aziende che operano in questo ambito sono “esplose” durante gli scorsi anni. Praim, azienda globale che sviluppa soluzioni software per la creazione e gestione di postazioni di lavoro evolute e soluzioni hardware Thin Client, da sempre impegnata ad integrare le migliori soluzioni disponibili nei propri prodotti, può fare in modo di facilitare la connessione a questi ambienti virtualizzati, integrando le soluzioni di questi Vendor e garantendo semplicità nella configurazione, nell’impostazione e nell’accesso per gli IT Manager nel preparare gli ambienti per i collaboratori, anche in base a policy di sicurezza personalizzate e, in tali casi, “compliant” con le varie normative in vigore.

– Digitalizzazione e rispetto della compliance, come coniugate questo binomio?

Non trattando i dati dei dipendenti, ma semplicemente le impostazioni di sicurezza dettate dai reparti IT, non abbiamo grossi problemi di compliance. Ad ogni modo, i dati di cui potremmo venire a conoscenza riguardano esclusivamente il dispositivo ai quali sono associati e non si tratta in alcun caso di dati sensibili relativi agli utenti.

– Trasformazione digitale, che richieste ricevete tipicamente delle imprese italiane? Quali sono le criticità e le problematiche più diffuse che riscontrate?

Le criticità sono soprattutto quelle di fornire degli strumenti gestibili in modo omogeneo, anche se per natura eterogenei. Questo significa che, mettendo insieme nella stessa organizzazione persone che lavorano dall’ufficio, persone che lavorano da casa, persone che fanno entrambe le cose, persone che lavorano la maggior parte del tempo in mobilità, persone che necessitano di dispositivi a maggiori prestazioni, ecc. il problema del reparto IT rimane quello di trattare tutti questi endpoint nel modo più omogeneo possibile. La nostra console di gestione degli endpoint, Praim ThinMan, in questo senso aiuta perché dalla singola postazione è possibile monitorare, fare assistenza remota, aggiornare, spegnere e accendere i dispositivi e automatizzare molte altre operazioni che altrimenti sarebbero difficoltose e farebbero perdere un sacco di tempo ai reparti IT.
Altri problemi sono quelli riguardanti la sicurezza, specie per chi lavora fuori dall’azienda e che rischia anche solo di connettersi a una Wi-Fi sbagliata, oppure di mescolare file e documenti personali con quelli lavorativi.

– Nonostante il forte impatto della tecnologia nel mondo imprenditoriale, molto spesso le aziende sono restie al cambiamento. In Italia si registra una resistenza al cambiamento particolarmente alta. Quali considerazioni potete fare in merito? Cosa riscontrate presso i clienti?

La resistenza è spesso data dal fatto che più è “datata” l’infrastruttura IT di un’azienda, più è rischioso e difficile metterci le mani per aggiornarla. Ecco perché la tendenza è sempre quella di mettere delle toppe a quello che c’è già, invece di rinnovare completamente.
La pandemia in questo senso ha dato un aiuto “forzato” perché ha fatto stravolgere le infrastrutture. Le aziende dovrebbero prendere questa situazione come un’opportunità e cogliere l’occasione per rinnovarsi anche dal punto di vista infrastrutturale, magari accompagnando questi miglioramenti con i vari incentivi che sono messi a disposizione dallo Stato o dalla Comunità Europea, come ad esempio il PNRR, l’industria 4.0, il bonus internet, ecc.