Startup e PMI innovative: boom di ricavi per 1,9 mld di euro

Il report dell’Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital italiano, promosso da Assolombarda e InnovUp.

Startup e PMI innovative: boom di ricavi per 1,9 mld di euro

Le startup e le PMI innovative italiane partecipate da soci Corporate Venture Capital generano quasi 1,9 miliardi di euro di ricavi.

Con l’aumento del numero di startup e PMI innovative operanti in Italia (oggi circa 16mila, +17,6% rispetto al 2020) nel 2021 crescono anche il numero di soci (74.184, +16,6%) e di quote di partecipazione dirette e indirette (109.834, +19,9%).

Delle quasi 110mila quote di partecipazione in startup e PMI innovative, sono oltre 20mila quelle provenienti da soci Corporate Venture Capital: di queste, circa 9mila relative a investimenti diretti.

Guardando agli ultimi bilanci di esercizio, nel 2020 si registrano più di 1,7 miliardi di ricavi prodotti da startup (con il 45%, pari a 764 milioni, generato da realtà investite da Corporate Venture Capital) e oltre 1,4 miliardi di euro provenienti dalle scaleup, cioè dalle startup diventate PMI innovative (con il 78%, cioè 1,1 miliardi, generato da realtà partecipate da soci CVC).

Questi alcuni dei contenuti del sesto report dell’Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital italiano, promosso da Assolombarda e InnovUp, con la partnership scientifica di InfoCamere e degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e con il supporto di Confindustria, Piccola Industria Confindustria e AnciLab.

Il panorama di startup e PMI innovative in Italia

Sono 16.108 le startup e PMI innovative (+17,6% rispetto al 2020) campione del nostro studio.
Focalizzandoci solo sulle circa 14mila startup innovative identificate nel Registro Imprese ad agosto 2021 (+16,1% rispetto al 2020), queste presentano 83.331 quote (+18,8%) detenute da 56.955 soci distinti.Startup e PMI innovative: boom di ricavi per 1,9 mld di euro
Le 2.146 PMI innovative, invece, si dividono in 901 ex-startup e 1.245 non startup. Le prime presentano 16.402 quote detenute da 9.655 soci distinti; le seconde, invece, 10.101 quote da parte di 7.574 soci.

Se consideriamo, invece, le 3.731 società investite dai 202 investitori specializzati in innovazione che lo studio ha identificato (in aumento di 36 unità rispetto al 2020), sono 1.441 (+8% rispetto al 2020) le società che si possono considerare “giovani”, ovvero con una data di inizio attività inferiore ai 5 anni.

Di queste, 421 (5,8%) sono iscritte al registro come startup innovative, 48 come PMI innovative (di cui 33 ex-startup), e 972 sono invece altre imprese di recente costituzione.

Le società mature (con data di inizio attività superiore ai 5 anni) sono 2.290, in leggero aumento rispetto al 2019 (+2%): tra queste 218 sono PMI innovative (di cui 166 ex-startup) e 2.072 di altro tipo.

L’analisi delle partecipazioni

I soci Corporate Venture Capital sono quasi 12mila (+12,2% sul 2020), di cui 7.178 di primo livello (investitori diretti): tra questi 8.170 sono soci in startup, mentre 3.558 in PMI innovative. Peraltro, tra loro rispettivamente l’81% e il 78% sono piccole imprese, a testimonianza della peculiarità e vivacità del tessuto imprenditoriale italiano. Infine, cresce anche la presenza di persone fisiche e ditte individuali, che si attestano a 59.716 unità.

L’analisi delle partecipazioni ha permesso la suddivisione di startup e PMI innovative per tipologia di socio. Gli investitori specializzati in innovazione partecipano al capitale di 443 startup innovative e di 266 PMI innovative (di cui 199 ex-startup), decretando una crescita del +12,4% sul 2020 per le prime, e del +28,4 per le seconde. I soli soci Corporate Venture Capital, invece, partecipano al capitale di 3.921 startup e 831 PMI innovative, di cui 344 ex-startup (rispettivamente +23,5%, +28,9% e +32,4% rispetto al 2020).

Startup e PMI innovative: boom di ricavi per 1,9 mld di euro
Giovani in riunione

Per la prima volta in questo Osservatorio sono stati inoltre inclusi gli investitori finanziari, che ammontano nel 2021 a 141 unità (di cui 113 in startup, 8 in PMI innovative ex-startup e 20 in PMI innovative). Infine, i soci Family & Friends partecipano al capitale di 9.485 startup (+13,4%) e 1.021 PMI innovative (di cui 350 ex-startup).

I ricavi prodotti e i dipendenti occupati da startup e PMI innovative in Italia

Considerando i dati dei bilanci di esercizio 2020 depositati da parte delle startup innovative, il fatturato generato è pari a circa 1,7 miliardi di euro. Il 44,9% di questi ricavi, pari a 764 milioni di euro, è prodotto da realtà nel portafoglio di soci Corporate Venture Capital.

Per quanto riguarda i bilanci delle PMI innovative a livello complessivo, il valore della produzione generato nel 2020 è pari a 5,9 miliardi di euro e circa il 59% di questi ricavi, pari a 3,457 miliardi di euro, è prodotto da PMI innovative nel portafoglio di Corporate Venture Capital. Se ci concentriamo solo sulle PMI ex-startup, i ricavi generati sono pari a 1,4 miliardi dei quali 1,1 provenienti da realtà partecipate da soci CVC (78%).

L’impatto di startup ed ex-startup generato da società partecipate da soci Corporate Venture Capital supera quindi gli 1,8 miliardi di euro.

Inoltre, la partecipazione di soci CVC in startup e PMI innovative, anche se non maggioritaria in termini di numerosità di imprese partecipate, detiene un peso rilevante in termini occupazionali. Infatti, per le startup innovative, i soci CVC detengono il 28% del totale imprese, a fronte del 37% circa degli addetti totali. Per le PMI ex-startup i soci CVC detengono il 38% delle imprese, a fronte di un 39% degli addetti totali.
Per le PMI non startup, i soci CVC detengono il 39% delle imprese, a fronte di circa il 62% degli addetti totali.

La suddivisione territoriale e settoriale

Le startup innovative si concentrano per il 54,3% nel Nord del Paese mentre si conferma la polarizzazione territoriale per i loro soci Corporate Venture Capital, che raggiungono il 67,2% nel Nord. Questa diversa distribuzione territoriale tra soci e numero di imprese sembra sottolineare un potenziale flusso di investimenti dal Nord verso altre aree del Paese.Startup e PMI innovative: boom di ricavi per 1,9 mld di euro

Andando ad analizzare gli aspetti territoriali e settoriali dei soci CVC e delle startup in cui questi investono, si trova una forte dinamicità settoriale, a fronte di un più ridotta dinamicità territoriale. In particolare, il 28,9% dei soci di CVC ha investito in una startup che ha sede in un’altra regione.

Gli investimenti

Si conferma la crescita degli investimenti in startup innovative con un totale di risorse mobilitate pari a 785 milioni nel 2020. Di questi, sono circa 343 i milioni provenienti da investitori CVC che rappresentano circa il 43,6% del totale degli investimenti.

Sono 330 i milioni provenienti da investitori Family & Friends, oltre 103 i milioni provenienti da investitori specializzati e 9 i milioni provenienti da soci finanziari. In tale contesto gli investitori Corporate e quelli Family & Friends contribuiscono a quasi 6 volte rispetto agli investimenti finalizzati dagli investitori specializzati.

Nello stesso periodo, gli investimenti in PMI innovative ammontano ad un totale di 463 milioni di euro, di cui circa 198 milioni investiti in PMI ex-startup. Per le PMI innovative, gli investimenti totali provenienti da soci CVC ammontano a circa 236 milioni, di cui 84 milioni investiti in PMI ex-startup.

Da una survey realizzata dagli osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano emerge infine come la maggior parte delle startup italiane (72%) abbia ricevuto finanziamenti da fonti esterne, sotto forma di capitale di rischio o prestiti bancari. Rimane tuttavia rilevante l’iniezione di risorse da parte degli stessi fondatori.
Reperire risorse, in particolare da attori strutturati quali Fondi di Venture Capital, viene percepito come particolarmente complesso, così come l’accedere a finanziamenti pubblici tramite bandi a causa dell’eccessiva burocrazia in gioco.Startup e PMI innovative: boom di ricavi per 1,9 mld di euro

“Tuttavia mai come in questi ultimi mesi, attraverso lo sblocco del Fondo Nazionale Innovazione e la piena operatività del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia ha visto la potenziale disponibilità di risorse finanziare per promuovere la crescita dell’ecosistema startup” afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-Tech del Politecnico di Milano.Il mio auspicio è che gli strumenti messi in atto per accedere a queste risorse da parte di realtà come le startup possano essere efficaci e non rappresentare una barriera a un momento di grande opportunità collettiva che aspettavamo da tempo”.

“La crescita parallela del numero di startup e PMI innovative e degli investimenti di Corporate Venture Capital è un segnale senza dubbio confortante” dichiara Angelo Coletta, Presidente di InnovUp. “Per ridurre il gap dell’ecosistema italiano con quello dei Paesi più maturi è fondamentale che le imprese consolidate partecipino alla crescita delle nuove realtà ad alto contenuto tecnologico, mettendo a disposizione non solo le necessarie risorse economiche ma anche il know-how strategico. Purtroppo, la parziale riduzione del credito d’imposta in ricerca e sviluppo e innovazione tecnologica prevista nella Legge di Bilancio 2022 va nella direzione opposta ed impatterà significativamente e in negativo sul settore. È necessario che la politica intervenga con una disciplina ad hoc che ripristini le soglie precedenti e vada ad equiparare gli investimenti in azienda a quelli realizzati nelle startup nella logica dell’Open Innovation”.

“L’ulteriore crescita delle imprese che investono in startup e PMI innovative conferma il ruolo sempre più centrale del Corporate Venture Capital nello sviluppo del nostro ecosistema innovativo, la cui dimensione risulta ancora ridotta rispetto ai benchmark europei”, ha dichiarato Paul Renda, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Assolombarda. “Per colmare il gap diventa quindi fondamentale agevolare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali, in particolar modo nei settori e nelle tecnologie a maggior potenziale di crescita. In questa direzione, come Assolombarda, da tempo promuoviamo la contaminazione tra industrie mature e giovani imprese innovative ad alto potenziale di crescita, attraverso la creazione di collaborazioni e occasioni di incontro e scambio di conoscenze e know-how, con l’obiettivo, da un lato, di introdurre innovazione e talenti nelle imprese consolidate e, dall’altro, creare opportunità di crescita per le imprese emergenti”.

“I dati presentati oggi evidenziano come il fenomeno del CVC sia sempre più rilevante con vantaggi competitivi importanti per tutti gli attori coinvolti”, sottolinea Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria e vice presidente Confindustria.Come imprenditori sappiamo bene che le nostre aziende devono diventare resilienti, investire per garantire la continuità di impresa sia di fronte a problemi operativi che a mutamenti dei mercati, sia davanti a eventi ordinari che ad emergenze come quella che ci ritroviamo a dover affrontare. Per questo inserire nelle proprie strategie d’impresa la collaborazione con le startup può aprire scenari determinanti: creare nuovi prodotti per rispondere alle emergenze, poter contare su migliori e più adeguati canali di comunicazione e di vendita, rafforzare le competenze tecnologiche e digitalizzare i processi aziendali, diversificare la propria attività, con rapidità ed efficacia al fine di poter conquistare nuovi clienti, nuovi mercati o anche solo mantenere l’azienda solida e competitiva nonostante tutto. Questo tema è così importante che lo abbiamo messo anche al centro di Connext, l’incontro nazionale di partenariato industriale di Confindustria, con diversi appuntamenti. Il 3 dicembre, infatti, presenteremo qui le best practices dell’Osservatorio e sempre nella stessa giornata premieremo le startup vincitrici del percorso loro dedicato da Confindustria, RetImpresa e LUISS”.

“Il sesto rapporto CVC e Open Innovation – afferma il direttore di InfoCamere Paolo Ghezzisottolinea l’importanza assunta dal Corporate Venture Capital nel finanziare l’ecosistema dell’innovazione italiano. I risultati mostrano come il Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, gestito da InfoCamere, sia uno strumento fondamentale su cui costruire una conoscenza più ravvicinata e qualitativamente più solida di fenomeni importanti come quello delle Corporate Venture Capital”.