Un anno fiscale chiuso con un più 30% di fatturato, quello di Attiva Evolution, con un valore che è passato da 9 a 12 milioni di euro. Un dato cresciuto e in linea con quello di Attiva.
Attiva Evolution non ha anno fiscale coincidente con anno solare, è terminato ad agosto scorso, infatti, l’anno fiscale 2021. Lorenzo Zanotto e Daniele Urbanelli, rispettivamente BU Sales Manager e Business Development Manager della società hanno fatto il punto della situazione.
Zanotto, a proposito dell’anno fiscale, dei risultati di fatturato e degli ambiti in cui la società ha visto i migliori risultati non nasconde che, per i distributori, la vera sfida sarà il prossimo anno (solare) a causa dei problemi sulle consegne e sul prezzo che la pandemia ha portato con sé.
“Sul fronte della raccolta ordini siamo in linea per una crescita del 30% mentre sul dato numerico di fatturato è molto più difficile fare previsioni. Potremmo essere in linea solo perché non stiamo consegnando o consegneremo più tardi del previsto”. A oggi, comunque i ‘pillar’ sui quali Zanotto preme ricordare sono quelli della cybersecurity e infrastrutture (networking e unified communication) che rappresentano a suo dire un mix equilibrato.
Il nodo sta sempre tra i volumi e valori economici: se si vende un progetto a un cliente importante il fatturato e i margini saranno superiori rispetto a una vendita numerica importante relativa a un progetto o prodotto poco redditizio. Insomma, tutto dipende dal tipo di fornitura e dal cliente.
E, a proposito di margini, il cambio di sistema informativo, installando Sap, ha permesso alla società di verificare sia che il margine medio inserito a bilancio era inferiore dell’1% rispetto a quello reale e, allo stesso tempo che un terzo del fatturato è fatto da rinnovi in ambito cloud e servizi (software).
Attiva Evolution ha in serbo altre novità. Innanzitutto, sta affinando le tecnologie su cui vuole crescere e poi vuole diventare appetibile per altri vendor di dimensioni superiori a quelli finora in portafogli e, non da ultimo, analizzare il mercato in cerca di accordi e merge con distributori, magari di dimensioni più ridotte, con cui lavorare, leggasi acquisizioni.
La società ha sposato, di recente, vendor dal sapore italiano. Oltre a Reevo, balza all’occhio il più recente caso di Ireth, produttore e fornitore nel settore bancario di soluzioni di Strong Customer Authentication, antifrode su transazione online, messa in sicurezza dei pagamenti elettronici, provider di servizi FinTech e NeoBanking. “Siamo il primo distributore a poter annoverare Ireth nel nostro portfolio e di questo siamo orgogliosi perché è una realtà che ci consente di rafforzare la nostra presenza nel segmento della Data Protection and Compliance aprendoci anche a nuovi contesti come la sicurezza nel mondo finanziario. Il nostro obiettivo è mettere a disposizione dei nostri clienti un’offerta adatta a qualsiasi tipo di impresa, dalle Pmi all’Enterprise”, spiegava Zanotto a corollario di quell’accordo.
“Ci mancava come tassello nel nostro offering a livello di cybersecurity”, conferma, e sottolinea che la ricerca è verso realtà che sposino la logica 100% canale. “Non cerchiamo vendor che poi ci scavalchino vendendo direttamente all’utente finale”, afferma Zanotto.
“Le analisi di mercato guardano sempre più al cloud, ai servizi e anche in Italia si inizia a parlare di circular IT – afferma Urbanelli – una sorta di pay per use lato hardware. Stiamo facendo scounting sul mercato di nuove soluzioni tecnologiche non ancora presenti in Italia. Si pensi solo che la pandemia ha accelerato sul fronte della sicurezza e il mercato si è adeguato: se prima la facevano da padrone i firewall, gli end point protection, oggi si chiede un ecosistema complesso e gestito a 360 gradi. Allo stesso modo anche i vendor devono puntare anche sulla formazione dato che molti attacchi avvengono a causa di errori umani”.