La vita è tutta una questione di scelte, il destino, lo sliding door che quotidianamente ci mette di fronte a un bivio.
E poi arriva il Covid-19 che mette in ginocchio interi paesi ma fa emergere, nella tecnologia, la chiave di volta per andare avanti o, addirittura, fare meglio.
E’ questo, in estrema sintesi, quanto è emerso da questo ritratto a Paolo Ardemagni, Regional Director of Sales Southern Europe and Emerging Markets di SentinelOne che ChannelTech gli ha dedicato.
Chi è Paolo Ardemagni?
Sono un manager esperto di soluzioni ICT, che lavora da 30 anni in questo settore.
Cosa significa essere oggi ai ‘posti di comando’?
Dopo tutti gli anni trascorsi nel settore informatico, significa essere riuscito a rimanere sempre in sella, pronto ad affrontare e vincere le prossime sfide.
A cosa deve il successo nel suo lavoro?
A una sola parola: la passione.
Come si è avvicinato al mondo dell’Ict?
Si può dire che la tecnologia mi ha sempre affascinato, dalla nascita del primo computer, influenzando nel corso degli anni successivi anche la mia carriera professionale. Sono entrato concretamente nel settore Ict a metà degli anni 80, nel momento in cui si stava sviluppando una forte attenzione all’uso della tecnologia nelle imprese. Si può dire quindi che mi sono ritrovato nel posto giusto al momento giusto.
Mi dia tre aggettivi che descrivano il core business della sua azienda.
Sicurezza, automazione e continua evoluzione.
Quali sono le migliori scelte che ha fatto da un punto di vista professionale?
La prima è indubbiamente legata alla scelta di intraprendere il corso di lingue all’università. Qui ho avuto modo di imparare fluentemente tre lingue: francese, inglese e spagnolo. La seconda scelta, strettamente collegata alla prima, è quella di aver contribuito a sviluppare e gestire le strategie di business di diverse nazioni europee. Questo mi ha permesso di viaggiare spesso e vivere in luoghi molto diversi l’uno dall’altro, sviluppando nel corso degli anni una visione e un approccio al lavoro più flessibile e versatile, rispetto a chi ha sempre lavorato esclusivamente in Italia.
Si è mai trovato nella necessità di fare scelte dolorose, ovviamente da un punto di vista professionale?
Sempre, un manager che non compie scelte scomode non può considerarsi tale. All’interno di un contesto aziendale, per mantenere la giusta rotta è necessario intraprendere decisioni difficili, sia per il bene del singolo sia per quello comune.
Qual è il pregio che ammira di più nelle persone e quale è il difetto che proprio non le va giù?
Ammiro molto l’umiltà e la sincerità, che può trasparire anche solo da semplice o rapido sguardo. Tra i difetti non sopporto l’arroganza, la testardaggine e l’incapacità di ammettere i propri errori.
Direbbe grazie a…e perché? A chi chiederebbe scusa e perché?
In 30 anni di carriera ho incontrato tante persone che hanno contribuito ad arricchire molto il mio background, sia da un punto di vista professionale sia umano. Ho avuto l’occasione di imparare anche dai ragazzi più giovani che hanno lavorato con me, portando una ventata di energie e idee assolutamente creative. Per quanto riguarda la seconda domanda, nel corso della mia lunga carriera professionale ho anche dovuto intraprendere scelte difficili e dolorose, che inevitabilmente hanno fatto soffrire alcuni miei collaboratori e dipendenti. In particolare, chiederei scusa anche a un ex collega, nei confronti del quale ho avuto alcuni atteggiamenti provocatori a causa di punti di vista divergenti. Ma sono sicuro che, con il tempo, è riuscito a capire le ragioni che mi hanno spinto a prendere alcune decisioni.
Tema giovani. Cosa cercano? Come giocano il loro futuro?
Per i giovani di oggi non è facile come lo è certo stato per noi nei mitici anni ‘80. Uno dei motivi principali è legato fondamentalmente alla scarsa offerta e a stipendi particolarmente bassi, indubbiamente poco incentivanti. Da questo punto di vista, rispetto gli altri paesi l’Italia offre, ahimè, meno opportunità. In questo scenario poco rassicurante si aggiunge anche la tecnologia e come questa stia semplificando notevolmente la vita dei nostri ragazzi, portandoli ad adagiarsi in pericolose zone cosiddette di comfort. Il consiglio che mi sento di dare a tutti loro è quello di sviluppare un proprio pensiero indipendente e porsi sempre di fronte a nuove sfide.
Quali le criticità che ha messo in luce, nel suo quotidiano, il Covid-19?
Dal mio punto di vista, nonostante le difficoltà sorte con l’arrivo della pandemia, la tecnologia ha tradotto le criticità in opportunità. Una di queste è indubbiamente legata alla digitalizzazione di una nazione che passa principalmente attraverso il cloud. Di conseguenza, il connubio che tra cloud e sicurezza che ne consegue, indispensabile per supportare la nuova modalità di lavoro distribuita, coinvolge direttamente tutte le aziende del settore it. I vantaggi dell’implementazione di queste soluzioni sono principalmente legati alla possibilità di avere a disposizione più servizi.
Quali le modalità per procedere al cambiamento dopo la pandemia Covid-19?
Rispondo avvalendomi di una similitudine: come nel nostro settore It abbiamo ancora di fronte uno scenario ibrido, caratterizzato da soluzioni cloud e home premise, così in futuro il nostro contesto lavorativo sarà contraddistinto da meeting virtuali e fisici. Questo sistema ibrido di comunicazione sarà il sistema dei prossimi anni. Da un lato il mobile ci permetterà di organizzare e gestire in maniera più efficiente alcuni momenti della nostra vita quotidiana e lavorativa, senza sostituire però la sfera legata alle interazioni umane in presenza. Il connubio di questi due aspetti definirà una modalità più intelligente di operatività.
Mi dia tre motivazioni per le quali oggi, le aziende, dovrebbero stare attente alla sicurezza. Per riuscire a mantenere il passo con il continuo sviluppo della tecnologia, è indispensabile che la sicurezza all’interno delle aziende sia in continua evoluzione. Per dirlo con una sola parola: dinamica. È fondamentale promuovere e implementare una sicurezza veloce, con la possibilità di applicare un ripristino quando necessario, attraverso soluzioni automatizzate.
Ardemagni facciamo ‘un gioco’…
Se fosse un piatto che piatto sarebbe?
Spaghetti aglio, olio e peperoncino.
Se fosse un quadro?
Il Quarto Stato, Pelizza da Volpedo.
Easy Rider.
Se fosse una stagione?
Estate.
Se non facesse il lavoro che fa, che lavoro farebbe?
Lo Chef.
Se avesse una bacchetta magica…
Risolverei il problema di assicurare occupazione e futuro ai nostri giovani.