Guida un’azienda da 34 anni mantenendola ‘prospera’ e, prima ha avuto un’esperienza in IBM definita “palestra di vita unica e massima rappresentazione del mondo ICT dell’epoca” e stiamo parlando degli anni 80.
A parlare e a raccontarci la sua storia è Franco Broccardo, CEO di Praim, per la rubrica i ritratti di ChannelTech. Buona lettura
Chi è Franco Broccardo?
Mi hanno sempre definito un “self-made man”, ma non sono molto d’accordo con questa definizione. Nella vita ho sempre cercato di fare quello che più mi gratificava, sia sul piano professionale che su quello personale. Ho coltivato molti interessi, passioni e hobby, dando il massimo in ogni attività. I miei genitori mi hanno insegnato a mettere sempre il lavoro “anzi tutto” e così ho fatto, diventando un imprenditore. Di successo? Lascio ai posteri l’ardua sentenza, ma per me è stata, ed è ancora oggi, una esperienza meravigliosa.
Si ricorda il suo primo impiego e l’impatto iniziale?
Correva l’anno 1977 e iniziavo la mia esperienza professionale come Technical Manager in una piccola realtà commerciale trentina del settore del controllo accessi e barriere antintrusione, presente nel mercato italiano ed estero. Lì ho iniziato a sviluppare la mia passione per l’informatica, combinandola con la conoscenza dell’elettronica, acquisita nel mio percorso scolastico. Sviluppai la prima “scatola nera” per impianti a fune. Ricordo ancora, come fosse oggi, le lacrime di gioia quando venne installata la “numero uno” in una funivia in Alto Adige. Avevo 21 anni e tanta voglia di crescere.
Quali sono i suoi hobby?
Bricolage, corsa, barca a vela, viaggi.
Qual è il pregio che ammira di più nelle persone e quale è il difetto che proprio non le va giù?
Affidabilità come pregio, disonestà come difetto.
Direbbe grazie a…e perché? A chi chiederebbe scusa e perché?
Direi grazie a tutte le persone (e sono molte) che mi hanno sempre supportato, stimolato, aiutato.
Chiederei scusa a tutte le persone alle quali ho disatteso le aspettative che avevano nei miei confronti.
Tema giovani d’oggi? Cosa cercano? Come si giocano il loro futuro?
La mia personale esperienza di imprenditore mi invita a pensare che possiamo contare su un grande numero di giovani estremamente capaci, volenterosi, preparati e intelligenti. Vedo questi giovani molto più bravi di noi dare il giusto valore e peso agli aspetti di sostenibilità sociale, tenendo in maggior considerazione la persona e l’ambiente. Hanno una gran voglia di fare e molte volte siamo noi, giovani di ieri, a tarpar loro le ali. Loro, il futuro se lo stanno preparando con impegno e convinzione. Darei un solo consiglio a “questi” giovani d’oggi: investite tempo a fare più proselitismo e cercate di far crescere quella massa di giovani che hanno smarrito la strada e si stanno perdendo nel buio.
Come si è avvicinato al mondo dell’Ict?
Ho avuto l’opportunità di lavorare in IBM per quasi un lustro, negli anni 80, momento d’oro dello sviluppo economico. Palestra di vita unica e massima rappresentazione del mondo ICT dell’epoca. Rampa di lancio della mia attività imprenditoriale.
A cosa deve il successo nel suo lavoro?
Guidare un’azienda per 34 anni, mantenendola sempre prosperosa nel mercato, in grado di attraversare cicli economici difficili e sapendo cogliere le opportunità nei momenti più favorevoli. Essere riuscito a trasmettere valore d’impresa e aggregazione sociale ai molti collaboratori che mi hanno seguito negli anni, essere riuscito laddove altri hanno fallito. A tutto questo, e alle persone che hanno creduto in me, devo il mio successo.
Quali sono le migliori scelte che ha fatto da un punto di vista professionale?
Aver saputo scegliere soci e manager che condividessero e potenziassero la mia idea di azienda.
Scegliere di rimanere molto concreto e consapevole delle mie capacità, facendo passi sempre e solo “leggermente” più lunghi della gamba.
Scegliere di rimanere fedele ai miei principi fondamentali, anche nei momenti più difficili della mia vita professionale.
Si è mai trovato nella necessità di fare scelte dolorose, ovviamente da un punto di vista professionale?
Assolutamente sì. È un prezzo che tutti gli imprenditori, prima o poi, devono pagare. In quei momenti ho sempre cercato di ridurre al minimo l’impatto e le conseguenze sulle persone eventualmente coinvolte nella scelta, caricando su me stesso il peso maggiore.
Qual è l’oggetto più tecnologicamente avanzato che ha in casa sua?
Sono molto appassionato di tecnologia e questo mi ha reso facile creare una casa completamente domotica e gestibile anche da remoto.
Quanto tempo passa davanti alle mail sul cellulare, la mattina appena sveglio o la sera prima di coricarsi?
Ho una app sullo smartphone che mi fornisce il tempo di utilizzo delle app installate. Il tempo medio giornaliero dedicato alle mail è intorno ai 30 minuti. Preferisco di gran lunga leggerle la mattina appena sveglio, e solo in caso di urgenze o emergenze, la sera.
Cosa le ha insegnato questo periodo di pandemia?
A prendere coscienza di quanto fragili siano gli equilibri della vita. Come per tutti, anche per me la pandemia è stata un evento assolutamente inaspettato, un’esperienza alla quale nessuno era assolutamente preparato. Ho passato sessantatré anni in cui, a parte eventi atmosferici o sismici violenti, non ho mai vissuto un evento così forte e globale. È stata dura ma ora vedo la luce in fondo al tunnel. Un’altra sfida vinta… o almeno speriamo.
Se fosse un piatto che piatto sarebbe?
Un buon risotto al teroldego.
Se fosse un quadro?
Certamente un quadro astratto della mia pittrice preferita. Mia moglie.
Se fosse un film?
Amici miei.
Se fosse un libro?
Ventimila leghe sotto i mari.
Se fosse uno sport?
Vela.
Se fosse una stagione?
Estate.
Se fosse una tecnologia?
Qualsiasi tecnologia che possa far bene alle persone e al mondo.
Se fosse un social network?
LinkedIn.
Se non facesse il lavoro che fa, che lavoro farebbe?
Lo chef.
Se avesse una bacchetta magica…
Cambierei un po’ questo mondo, ma prima darei volentieri un’occhiatina al futuro; non sono poi così sicuro che debba necessariamente essere cambiato. Così è comunque meraviglioso.