Il ritardo nell’attuazione del processo di innovazione della tv digitale terrestre e le ipotesi di modifica della roadmap sullo switch-off stabilita dal Ministero Sviluppo Economico rischia di mettere a repentaglio la sostenibilità delle imprese fornitrici di device e dell’intera filiera produttiva e distributiva operante in Italia.
E, tra le altre, Anitec-Assinform, l’Associazione italiana delle imprese dell’ICT e dell’elettronica di consumo aderente a Confindustria, non ci sta e fa sentire la sua voce.
A soli due mesi dalla scadenza della prima importante transizione, sussistono ancora molte incertezze circa i piani di intervento necessari per coordinare il riassetto della tv digitale terrestre ai fini del rilascio della banda 700 MHz agli operatori di comunicazione entro il 30 giugno 2022.
Il Decreto Ministeriale 19 giugno 2019 ha fissato al prossimo 1° settembre il cambio di codifica di tutte le trasmissioni nazionali sull’intero territorio italiano (switch-off) quale passaggio intermedio funzionale ad accompagnare gli utenti verso le nuove tecnologie e a consentire il riassetto delle frequenze ai fini del rilascio, entro il 30 giugno 2022, della banda 700 MHz ai servizi di radiocomunicazione di nuova generazione.
In vista di questa prima importante fase dello switch-off, le imprese fornitrici di apparati di ricezione si sono impegnate affrontando ingenti investimenti per mettere a disposizione degli utenti milioni di nuovi apparati in tempo utile.
Il solo valore della merce aggiuntiva mobilitata, e in larga parte già acquisita e in arrivo in Italia per far fronte alla transizione del 1° settembre 2021, ammonta a oltre mezzo miliardo di euro, a cui vanno aggiunti i maggiori costi non comprimibili di logistica per il trasporto e lo stoccaggio straordinario delle merci.
Si tratta di un impegno sostanzioso, sia per i grandi produttori globali presenti nel nostro paese, sia per le piccole e medie imprese nazionali fornitrici di ricevitori, che in questo periodo hanno più che decuplicato la propria esposizione e sulle quali, in caso di un mancato rapido ritorno degli investimenti, graverebbe un’immediata crisi di liquidità, incompatibile con la sopravvivenza stessa delle aziende.
“Fatichiamo a comprendere le ragioni di questa situazione: l’assenza di conferme e dei provvedimenti attuativi necessari e annunciati da mesi è del tutto ingiustificata e ha già creato un clima di confusione e sfiducia nei consumatori e sul mercato”, sottolinea Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform.
“Le nostre imprese – continua Gay – hanno rispettato con responsabilità tutti gli impegni assunti verso Governo e stakeholders del settore radiotelevisivo e non possono scontare i danni del ritardo nell’attuazione del processo”.
Qualsiasi variazione della tabella di marcia ministeriale, già modificata nel 2019, vigente da due anni e mai messa in discussione dallo stesso Ministero, è pertanto impensabile, non solo per le gravi conseguenze negative sul sistema delle imprese che rappresentiamo, ma minerebbe la fiducia dei cittadini italiani e degli osservatori internazionali, proprio in un momento storico cruciale, nel quale il nostro Paese è chiamato a dimostrare la sua capacità di rispettare i propri impegni e di realizzare importanti piani di investimento per l’innovazione.