Che l’innovazione sia uno degli elementi cardine di questi due ultimi anni è quasi assodato; aggiungiamo pure i fondi europei e una gran voglia di riprendere più forti di prima e i giochi sono fatti.
Da un lato i grandi colossi industriali che ancora tengono alta la bandiera italiana, ma dall’altro lato c’è un sottobosco di startup e PMI innovative che lavora e macina risultati.
Ma, attenzione! In tutti gli studi che si rispettano non sempre le rose sono senza spine. Anitec-Assinform e InfoCamere hanno presentato la prima analisi di monitoraggio dedicata ai trend demografici e alle performance economiche delle Startup e PMI innovative del settore ICT.
Le Startup&PMII sono concentrate al Nord e meno al Sud
A fine febbraio 2021 sono 6.663 le Startup e PMI innovative (S&PMII) che fanno capo al settore ICT attualmente iscritte alla sezione speciale del Registro Imprese, pari al 47,8% del totale delle Startup e PMI innovative.
In pratica, quasi 1 su 2 appartiene al settore ICT e nel complesso più di 7 su 10 sono aziende nel comparto del software e consulenza IT e quasi 2 su 10 nei servizi IT.
La Lombardia ospita oltre un quarto di tutte le startup innovative italiane (27,0%) ma ancora più S&PMII ICT con una quota del 29,5%. Seguono Lazio (13,5%) e Campania (8%) Veneto (7,3%), Emilia Romagna (7,1%), Piemonte (5,9%) e Puglia e Toscana (4,6% e 4,3% rispettivamente). Invece resta preoccupante questa carenza di S&PMII ICT al sud, malgrado i diversi incentivi proposti.
La Crescita Demografica delle Startup&PMII continua, ma attenzione alla sospensione delle registrazioni telematiche
Nonostante il perdurare della pandemia da Covid-19, nel 2020 è aumentato il tasso di crescita delle nuove registrazioni delle Startup e PMI innovative ICT che raggiungono quota 2.006 con un incremento del +17,9%, superiore di quasi 5 punti alla dinamica complessiva delle nuove registrazioni in tutti i settori (+13,3%).
Nel 2020 più di una su tre o il 33,4% delle nuove S&PMII in ambito ICT si sono costituite online (33,3% nel 2019) contro il 31,4% nel perimetro complessivo (27,2% nel 2019).
Nel corso del 2021 sarà necessario monitorare se e quanto la sospensione della procedura di costituzione online per le startup innovative (a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del 29 marzo 2021) impatterà sulla crescita delle registrazioni.
Prevalgono le microimprese, pochi i giovani e meno imprese femminili
Come tutte le startup innovative, anche quelle ICT sono soprattutto micro-imprese.
Circa due su tre hanno fino a 4 addetti, un capitale proprio inferiore a 10.000 euro e un valore della produzione fino a 100-150 mila euro.
Quasi una su 5 (o il 19,9%) sono imprese fondate da under-35 e le imprese femminili sono pari al 10,7% nel settore ICT contro 13,1%, registrato nel complesso delle S&PMII ICT e non ICT.
Alcuni Digital Enabler accelerano la creazione di Startup&PMII ICT
Le componenti più innovative dell’intero mercato digitale, o Digital Enabler, hanno confermato il loro ruolo trainante dell’intero mercato anche nel 2020 con tassi a due cifre e hanno visto progredire la loro quota dal 19,5% del 2019 al 21% del 2020.
Dall’analisi dei filoni di attività indicati dalle imprese sulle vetrine della piattaforma #ItalyFrontiers, i Digital Enabler sui quali si concentrano le S&PMII ICT sono principalmente sulle soluzioni di IoT (indicate da 644 imprese) e Industria 4.0 (indicate da 229 imprese), e un buon numero di imprese S&PMII ICT sono attive in ambito intelligenza artificiale e machine learning (599 imprese), mobile app (457 imprese), big data & data e social science (468 imprese), blockchain e cybersecurity (270 imprese).
Rilevante la quota Startup&PMII non-ICT con filoni di attività nel digitale
Un numero rilevante di S&PMII registrate con codici ATECO diversi da quelli che formano il settore ICT indica nelle loro profilazioni filoni di attività in ambito ICT e digitale.
Il criterio della “prevalenza” consente loro di indicare presenza di prodotti e servizi dall’alto valore tecnologico pur essendo il loro core business in settori non ICT. Così, 488 S&PMII non ICT indicano di essere attive nell’ IoT, 384 in Industria 4.0 e 197 in IA e machine learning.
È un chiaro segnale di come le aziende nei settori «non ICT» comincino ad attivarsi sui nuovi scenari abilitati dall’innovazione digitale: dall’automazione intelligente dei processi esistenti, alla creazione di nuovi modelli di business soprattutto grazie alla monetizzazione dei dati scambiati lungo le filiere, fino a vere e proprie scoperte scientifiche o innovazioni ingegneristiche che indirizzano nuovi problemi con le startup «deep tech» molto spesso in collaborazione con le università.
Attività brevettuale e personale altamente qualificato poco diffusi tra le Startup&PMII ICT
L’attività brevettuale è presente in 1.085 aziende ovvero il 16,3% delle S&PMII ICT registrate. Di poco più presente il personale altamente qualificato, in 1.735 casi (il 26,6% delle S&PMII ICT registrate) e decisamente molto più diffusa la presenza di spesa R&S in 4.986 casi (il 74,8% delle S&PMII ICT registrate).
Per distribuzione geografica, l’attività brevettuale è nettamente più presente nel Nord-Ovest e, a seguire, nel Nord-Est rispetto agli altri territori, ma ancora troppo poco diffusa tra le aziende del Centro e del Sud e Isole.
Anche le S&PMII ICT con una quota significativa di personale altamente qualificato hanno una maggiore concentrazione a Nord-Ovest, segno che nelle altre regioni, oltre a non essere abbastanza diffuso il ricorso a finanziamenti e incentivi per la creazione di start up e per l’imprenditorialità dei ricercatori, sono anche meno diffuse le iniziative di collaborazione con le università (spesso centro di incubazione delle start-up ICT) e molto più elevata e preoccupante è la carenza di competenze STEM e ICT.
Sono più diffuse le S&PMII ICT con un livello significativo di intensità di spesa R&S, anche perché la definizione di spesa R&S è intesa in un’accezione più estesa rispetto al R&S in senso stretto.
Il valore della produzione e valore aggiunto in aumento
Gli indicatori economici e finanziari delineano scenari positivi anche se con profili diversificati.
Tra le S&PMII ICT iscritte nella sezione speciale del Registro Imprese per il periodo 2017-2019, il valore della produzione complessivo è in aumento da 239,3 milioni di euro nel 2017 a 364,4 e a 481,5 milioni nel 2019, così come il valore aggiunto complessivo (da 87 milioni di euro nel 2017 a 130,6 e a 166,6 milioni nel 2019).
In media in tutti e tre gli anni per ogni euro di produzione le S&PMII ICT generano 35 centesimi di valore aggiunto, un valore più elevato rispetto ai circa 24 centesimi di tutti i settori.
Produzione e valore aggiunto registrano tassi di crescita maggiori per le S&PMII ICT con focus su Industria 4.0 e Digital Enabler.
Il valore aggiunto medio per ogni euro di produzione è ancora più alto laddove l’attività è focalizzata su industria 4.0 (36,8 centesimi nel 2019) o sui Digital Enabler (43,8 centesimi). Inferiore al valore medio delle S&PMII ICT anche la negatività del ROE medio, a -30,5 centesimi per le attività focalizzate su industria 4.0 e a -24,1 per le attività focalizzate sui Digital Enabler, mentre l’indebitamento per entrambi i casi è sostanzialmente stabile.
Secondo Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform, il 2020 ci ha consegnato un Paese molto più digitale e sia l’evoluzione e il controllo dell’attuale emergenza che il recupero di fiducia nel clima economico complessivo lasciano intravedere una ripresa del mercato digitale con una crescita prevista del 3,5%.
I mercati associati ai Digital Enabler offrono opportunità di crescita importanti anche alle Startup e PMI innovative del settore ICT.
I prossimi mesi saranno cruciali per accelerare l’entrata di nuove aziende e la crescita di quelle esistenti, anche nel contesto dei nuovi progetti che saranno supportati dal PNRR, e, soprattutto al sud, per colmare il gap di diffusione promuovendo ecosistemi università-ricerca-impresa sempre più “fertili” per la creazione di nuove startup innovative.
Paolo Ghezzi, Direttore Generale di InfoCamere, ha dichiarato: “Mai come in questo momento è necessario realizzare un’Italia consapevolmente digitale, capace di mettere le sue energie migliori al servizio dell’innovazione. Dallo studio presentato oggi emergono segnali incoraggianti che vanno valorizzati dalle politiche nazionali, soprattutto per il contributo che l’universo delle startup e PMI innovative può offrire alla costruzione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del Next Generation Italia. Emerge chiaramente come l’universo dell’innovazione del Paese sia stato in grado di fronteggiare il cambiamento, sia quello legato all’innovazione e alla sostenibilità che quello causato dagli shock sistemici come la pandemia. Seguire da vicino questi fenomeni, attraverso i dati del Registro delle Imprese, è un tassello della strategia che deve accompagnare lo sviluppo di queste realtà sul mercato”.