Responsabilità e conoscenza del settore ICT grazie a formazione costante che vorrebbe fosse il mantra dei giovani d’oggi. Ma lui, Roberto Vicenzi, Vicepresidente di Centro Computer, l’entusiasmo da ventenne ce l’ha ancora e, insieme a questo, ci ha svelato, in queste risposte, anche un ritratto inedito. Per scoprire di cosa si tratta dovrete leggere tutta l’intervista. Buona lettura.
Chi è…Roberto Vicenzi?
Sono un giovane ultracinquantenne con tanti anni di esperienza nel settore ICT che conserva intatto l’entusiasmo di un ventenne.
Cosa significa essere oggi ai ‘posti di comando’?
È un’enorme responsabilità, soprattutto nei confronti dei propri collaboratori. Riuscire a costruire un rapporto di fiducia reciproca, mantenere armonia e stabilità e, nell’ambito in cui ci muoviamo, avere la capacità di motivare il proprio staff sui temi, a noi cari, dell’innovazione è di fondamentale importanza.
A che cosa deve il successo nel suo lavoro?
È frutto di un insieme di fattori; dalla fortuna di aver scelto un percorso di studi mirato alla grande passione, immutata negli anni, per questo mestiere, e da una spinta di affermazione personale molto forte, visto che quando mi sono diplomato come perito informatico nel 1982, appena diciottenne, ero già sposato e avevo una famiglia e una figlia a cui desideravo regalare una vita serena.
Come si è avvicinato al mondo dell’Ict?
Nel comune di Cento, dove sono cresciuto, gli istituti tecnici avevano usualmente una specializzazione nella “meccanica”, scelta quasi obbligata per la maggior parte degli studenti. Poiché desideravo intraprendere un percorso di studi diverso ho deciso, insieme a pochi altri coetanei, di specializzarmi come perito in informatica a Modena. Una volta preso il diploma ho iniziato immediatamente a lavorare in una software house che operava con grandi clienti e con un approccio professionale di livello alto. In questo ambito ho avuto la possibilità di mettere in pratica gli studi intrapresi e di acquisire nuove competenze. Ho avuto dei manager che mi hanno avviato a questo mestiere insegnandomi ad approcciarmi in modo professionale al cliente. Questo mi ha permesso di crescere e, dopo alcuni anni, di iniziare la mia lunga avventura in Centro Computer.
Quali sono le migliori scelte che ha fatto da un punto di vista professionale?
Sicuramente l’aver costantemente investito in formazione personale e professionale sia tecnica che non, che mi hanno messo nelle condizioni di non tentennare quando è stato il momento di decidere se fondare Centro Computer e diventare imprenditore.
Tra le soddisfazioni più grandi mi sento di annoverare l’assunzione di nuove persone all’interno dell’organizzazione, perché rappresenta la vera espressione della crescita aziendale e del benessere per i dipendenti.
Si è mai trovato nella necessità di fare scelte dolorose, ovviamente da un punto di vista professionale?
In 37 anni di attività professionale in Centro Computer è capitato di fare delle scelte di investimento che non hanno dato i frutti sperati, perché come si dice “non tutte le ciambelle riescono col buco”. Abbiamo realizzato tante attività di successo, ma un paio di episodi che non si sono rivelati efficaci ci sono stati e in determinati frangenti le scelte da fare sono sempre difficili e dolorose.
Qual è il pregio che ammira di più nelle persone e quale è il difetto che proprio non le va giù?
Ammiro l’impegno e la schiettezza nelle persone con cui mi rapporto, mentre tollero a fatica l’ambiguità e chi non sa fare team building e agisce solo in funzione del proprio interesse personale.
Direbbe grazie a…e perché? A chi chiederebbe scusa e perché?
Grazie lo dico a tutte le persone che hanno creduto in me, stimolandomi e supportandomi nelle scelte professionali più importanti. Sono state tante, ma più di tutti penso a un socio storico di Centro Computer che non è mai stato operativo in azienda ma tutt’oggi ci supporta e ci ha regalato consigli e insegnamenti che si sono rivelati fondamentali. Le mie scuse, invece, vanno a tutti i dipendenti che ritengono di non avere avuto un’adeguata attenzione da parte mia. Il tempo è tiranno e le attività di business a volte non permettono dei momenti di confronto, ma riconosco l’enorme importanza del fermarsi a riflettere insieme ai propri collaboratori.
Tema giovani. Che cosa cercano? Come giocano il loro futuro?
Quello dei giovani è un tema strategico e fondamentale. Il nostro settore ha bisogno di nuovi talenti nati nell’era digitale, con una cultura intrinseca già di questo tipo. Che cosa cerchino è difficile da dire, ma mi sento di dar loro un consiglio. Per diventare leader in futuro devono essere ambiziosi e avere tanta voglia di fare e imparare, con quel pizzico di umiltà che gli permetta di accogliere gli insegnamenti. I giovani con queste caratteristiche, che non hanno paura di mettersi in gioco, sicuramente hanno buone prospettive di crescita nell’ambito ICT.
Pro o contro lo smart working? Perché?
Pro, ma in forma ibrida. Deve essere un’opportunità di scelta ma non deve essere l’unica opzione possibile. Il contatto diretto tra persone resta, a mio avviso, fondamentale e insostituibile, quindi auspico un equilibrato mix dei due ingredienti.
Pro o contro i social media? Perché?
Direi assolutamente pro, se usati in modo corretto. Sono ormai strumenti di lavoro, soprattutto LinkedIn, che aiutano a conoscere e a farsi conoscere. Sono strumenti che vanno usati e sfruttati nella maniera corretta. Sono temi che dovrebbero essere già affrontati a scuola per permettere agli studenti un utilizzo idoneo.
Quali le criticità che ha messo in luce, nel suo quotidiano, la pandemia da Covid-19?
Centro Computer era, già prima della pandemia, in modalità completamente “Unified Communication”, ovvero tutti i dipendenti disponevano degli strumenti per operare in smart working. Pertanto, non abbiamo mai avuto interruzioni delle attività o criticità in questo senso. Quello che però ritengo critico è l’aumento dello stress dovuto al lavoro in smart working, che nella maggior parte dei casi non ha orari né interruzioni né momenti di socializzazione – essere online a qualsiasi ora peggiora la qualità di vita delle persone. Per cui occorre trovare un giusto equilibrio, in questa nuova modalità operativa, per salvaguardare la propria vita personale.
Quali sono le modalità per procedere al cambiamento dopo la pandemia Covid-19?
Formazione, formazione e ancora formazione. Sia per valorizzare la comunicazione da remoto sia per mitigare lo stress digitale. L’azienda deve produrre business, ma le persone non devono annullarsi per raggiungere l’obiettivo.
…Ora facciamo un gioco: domande impossibili per risposte possibili e dai significati profondi…
Se fosse un piatto che piatto sarebbe?
Spaghetti ai frutti di mare: vario, colorato con consistenze diverse e dal sapore deciso.
Se fosse un quadro?
The Long Leg di Edward Hopper, adoro il mare e la natura in generale.
Se fosse un film?
Qui espongo un lato “debole”. Mi piacciono i film d’amore e passione, interpretati da grandi attori. I ponti di Madison County di Clint Eastwood è uno di questi.
Se fosse una stagione?
La primavera simbolo di rinascita e rinnovata energia.
Se non facesse il lavoro che fa, che lavoro farebbe?
Mi piacerebbe occuparmi di formazione in ambito Food&Drink, per accompagnare i giovani che desiderano intraprendere un’attività, nel settore, a contatto col cliente. Un po’ per il piacere di degustare alimenti e bevande sempre nuovi, un po’ perché ritengo che l’unione tra socialità ed esperienza siano una ricetta straordinaria per regalare e ricevere emozioni.
Se avesse una bacchetta magica…
Potrà sembrare scontato, ma oggi più che mai, vorrei poter evitare la sofferenza. Questo anno di pandemia ha sconvolto le vite di tutti.