Recovery Fund (New Generation EU): focalizzazione sulla gestione del fine vita rispetto all’uso dei fondi in tema di apparecchi e strumenti tecnologici.
Nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che il Governo italiano si appresta a varare per assicurarsi l’erogazione degli oltre 200 miliardi di euro che l’Europa, in un’iniziativa senza precedenti di mutualizzazione del debito, ha concesso al nostro Paese per fronteggiare l’emergenza economica conseguente al prolungarsi dell’emergenza sanitaria, una voce di primaria importanza è quella dedicata all’Ambiente.
Un focus doveroso sull’Economia circolare e anche, per molti versi, conveniente, perché a questo capitolo la commissione Von der Leyen dedica grande attenzione (ricordiamo il Green Deal) così come sembra il nuovo esecutivo Draghi vista la creazione di un dicastero dedicato espressamente alla Transizione Ecologica.
In questo contesto non è comunque superfluo ricordare che un pilastro fondante di tutte le strategie di riconversione “green” dei sistemi di produzione rimane il tema del riciclo (Economia circolare) e del recupero di materie “prime-seconde” grazie alla gestione del fine vita di molti prodotti industriali, tra i quali figurano sicuramente le AEE, le Pile e gli accumulatori.
Nonostante in questo specifico settore si siano raggiunte, nel nostro Paese, prassi di trattamento di livello eccellente, le normative e gli interventi collegati alla definizione di End-of-Waste rimangono un capitolo tutto da declinare.
“In questi anni, grazie all’operato di esperti del settore, che possono vantare un know how molto specifico – sottolinea Alberto Canni Ferrari, Procuratore Speciale del Consorzio ERP Italia – è stato possibile raggiungere risultati che sono incoraggianti in tema di gestione del fine vita delle Apparecchiature Elettriche e Elettroniche, delle Pile e degli Accumulatori. Le ragioni dietro a questi successi sono da ricercarsi, per un verso, proprio nel lavoro svolto da questi operatori specializzati che peraltro hanno svolto anche attività di informazione e sensibilizzazione, divenuta sempre più capillare, e d’altro canto, anche in una strategia di collaborazione con i produttori e con i rivenditori di questi prodotti che ha permesso di “mettere a sistema” e fare leva sull’intera filiera dalla produzione, alla raccolta e trattamento dei rifiuti.
Ricordo che operare rispettando la corretta prassi, consente di recuperare buona parte dei metalli preziosi utilizzati per realizzare questi prodotti, e – se pensiamo, ad esempio, alla carenza di platino che sta mettendo in crisi, in questo periodo, la produzione globale dei chip utilizzati in molti settori strategici come l’automotive – possiamo comprendere quanto sia fondamentale sostenere e consolidare un quadro regolatorio che permetta di accedere più agevolmente all’End-of-Waste”.
I segnali che arrivano dal nuovo governo Draghi sembrano incoraggianti e, secondo Canni Ferrari, c’è la sensibilità e la competenza del nuovo ministro Roberto Cingolani.
Sta di fatto che anche nei confronti dei referenti europei l’impegno dell’Italia deve essere palese e che il nuovo PNRR debba, come sembra dai presupposti espressi sino a oggi, offrire spazio e risorse adeguate a questo settore.
“Quella della concreta applicazione dei principi dell’Economia Circolare – ha concluso Canni Ferrari – rappresenta un nodo cruciale per promuovere un vero sviluppo sostenibile e noi dobbiamo e vogliamo giocare un ruolo da protagonisti in questo ambito. Il nostro auspicio è quindi che si possa presto uscire definitivamente dalla pandemia e ci si avvii senza ripensamenti verso un mondo decarbonizzato capace di considerare il vantaggio economico, e non solo ambientale, che deriva dalla salvaguardia di ogni ecosistema”.