Marco Pasculli: non è un regista ma la prima videocamera è nel cuore

I ritratti di ChannelTech - Marco Pasculli, managing director di Nfon Italia, si racconta come persona e meno come manager a capo di un'azienda innovativa.

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Marco Pasculli

Ha accettato diverse sfide nella sua carriera senza aver paura del cambiamento. Avvicinatosi per caso all’ICT, ammira le persone dirette e sincere, quelle in buona fede e che sanno ascoltare. Non ama le persone eccessivamente ego-riferite, anaffettive e prive di scrupolo. Se fosse un piatto? Anche in questo caso è un mix tra tradizione e innovazione, un po’ come la telefonia in cloud. ChannelTech ha  tracciato il ritratto di Marco Pasculli, managing director di Nfon Italia.

Chi è…Marco Pasculli?
Sono un 53enne che opera nel settore ICT da trent’anni, un mercato in continua rivoluzione che mi obbliga a crescere e imparare ogni giorno.

Cosa significa essere oggi ai ‘posti di comando’?                                                                        Gestire un’azienda significa ricercare il difficile equilibrio tra la soddisfazione degli investitori, dei clienti e dei propri collaboratori. Le esigenze delle tre parti raramente convergono e questa è la sfida più complessa.

A cosa deve il successo nel suo lavoro?
Alla capacità di mantenere la lucidità nei momenti difficili e l’onestà verso i miei interlocutori. Aggiungo la calma e la determinazione perché i cambiamenti che durano nel tempo non avvengono in un giorno.

Come si è avvicinato al mondo dell’Ict?
Come per molti colleghi, mi sono avvicinato all’ICT per caso. In giovane età sono stato assunto da un’azienda che ancora oggi si occupa di distribuzione di prodotti per il networking.

Quali sono le migliori scelte che ha fatto dal un punto di vista professionale?
La prima che mi viene in mente è quella relativa alla decisione di entrare nel mondo ICT senza conoscerne le dinamiche né le potenzialità. Per ironia della sorte, quando giovanissimo ho potuto fare il primo acquisto importante nella mia vita, ho preferito una videocamera a un computer. Oggi, naturalmente, uso quotidianamente e intensamente gli strumenti informatici e ho abbandonato la speranza di diventare un ottimo regista.
Un’altra scelta che ho fatto è quella di aver accettato diverse sfide nella mia carriera senza aver paura del cambiamento. Questo tipo di percorso, di per sé più faticoso, mi ha dato l’opportunità di conoscere realtà differenti e moltissime persone attraverso le quali ho maturato un punto di vista che reputo molto ricco e completamente privo di pregiudizi.

Marco Pasculli: non è un regista ma la prima videocamera è nel cuore
Marco Pasculli, managing director di Nfon Italia

Si è mai trovato nella necessità di fare scelte dolorose, ovviamente da un punto di vista professionale?
Naturalmente si e più volte. Quelle più dolorose sono legate alla necessità di ridurre il personale per far fronte a costi non più sostenibili dalle aziende con cui ho collaborato. La difficoltà più grande è far comprendere che tali scelte non sono associate a un fallimento personale ma alla necessità di far fronte alla sopravvivenza dell’azienda stessa. Allo stesso modo, critico con fermezza le aziende in salute che rinunciano ai propri talenti per incrementare il proprio utile o per presentare al mercato dati finanziari migliori.

Qual è il pregio che ammira di più nelle persone e quale è il difetto che proprio non le va giù?
Ammiro le persone dirette e sincere, quelle in buona fede e che sanno ascoltare. Non mi piacciono le persone eccessivamente ego-riferite, anaffettive e prive di scrupolo.

Direbbe grazie a…e perché? A chi chiederebbe scusa e perché?
Grazie lo dico a chi mi ha offerto sfide da affrontare che mi hanno fatto crescere. Grazie lo dico a tutte le persone che sono state sincere e mosse da buoni sentimenti nei miei confronti. Le mie scuse vanno a coloro con i quali non sono riuscito a mantenere un rapporto negli anni anche se la mia stima nei loro confronti non è mai cambiata.

Tema giovani. Cosa cercano? Come giocano il loro futuro?
Difficile per me dire cosa cercano i giovani che vivono in un mondo decisamente più incerto di quello nel quale sono cresciuto. Osservandoli mi viene da credere che, nonostante le grandi differenze con la mia generazione, cerchino la stessa cosa e cioè la stabilità. Con il termine stabilità intendo quella degli affetti e del lavoro affinchè ci sia un futuro in cui sperare. Molti giovani affrontano situazioni professionali a dir poco frustranti; dopo anni di studio e una laurea, sono spesso costretti ad accettare contratti incerti e stipendi (quando si possono chiamare con questo nome) a dir poco imbarazzanti. Tutti coloro che abbandonano il nostro paese in cerca di un futuro migliore hanno la mia comprensione ma generano in me una profonda amarezza perché il nostro paese non è in grado di garantire alcuna prospettiva alla generazione che dovrà guidarci nei decenni a venire. Come giocano il loro futuro? Fanno del loro meglio finchè la speranza e le proprie famiglie li sorreggono. Cosa si può fare? Chi può deve offrire loro una possibilità, la stessa che è stata offerta alla mia generazione.

Pro o contro lo smart working? Perché?

Faccio smart working da oltre quindici anni e trovo lo smart working la soluzione ideale per migliorare la qualità della vita dell’individuo e l’efficienza dell’azienda. Preciso però che la vita in azienda non deve mai venire meno perché i momenti spesi con i colleghi cementano le relazioni e permettono la conoscenza tra individui che devono imparare a collaborare all’interno dello stesso team. La mia ricetta è quella di bilanciare il lavoro in azienda con quello da casa. Inutile sottolineare poi che risparmiare qualche ora in coda in automobile o sui mezzi pubblici aiuta il pianeta, il benessere psicofisico e il portafoglio.

Pro o contro i social media? Perché?
Ho un’opinione positiva dei social media perché il loro utilizzo permette di aumentare i contatti e sviluppare i propri interessi con individui che hanno le stesse passioni. Non ho un’opinione positiva dell’utilizzo eccessivo, della sovraesposizione e della dipendenza. Come ogni cosa, sta a noi determinare l’utilizzo di uno strumento.
Un altro tema relativo ai social media è quello relativo al trattamento dei dati personali. L’utilizzo delle informazioni personali è stato per anni sottovalutato e questo ha contribuito a creare molta confusione e altrettanta incertezza.

Marco Pasculli: non è un regista ma la prima videocamera è nel cuore
Marco Pasculli, managing director Nfon Italia

Quali le criticità che ha messo in luce, nel suo quotidiano, la pandemia da Covid-19?
Salute e incertezza. Per quanto riguarda la salute non ho molti commenti da fare, è sufficiente leggere le statistiche sui contagi e i decessi per comprendere l’impatto sulla popolazione mondiale. Questa situazione ha creato ulteriore incertezza e fragilità. Le aziende stanno affrontando sfide terribili e diverse hanno dovuto chiudere la propria attività. I governi cercano di sostenere l’economia creando ulteriori debiti e questo si rifletterà sulla capacità nazionale di sostenere la spesa pubblica in futuro. Molte persone hanno perso l’occupazione e sono pochi i nuovi posti di lavoro. Personalmente sto vivendo tutte queste criticità anche in ambito professionale perché la mia azienda, come tutte, cerca di sostenersi in un mercato in contrazione. Tra le scelte migliori che ho fatto, quella di collaborare e rappresentare una società che vende servizi in cloud si sta rivelando decisamente positiva. I servizi in cloud stanno aiutando le aziende a remotizzare la propria forza lavoro e a risparmiare denaro.

Quali le modalità per procedere al cambiamento dopo la pandemia Covid-19?
La pandemia ha sbattuto in faccia alle aziende una realtà: la digitalizzazione non è un’opzione, è un obbligo per continuare a prosperare in un mercato dove tutto ciò che è in rete è diventato il canale principale. Digitalizzare non vuol dire necessariamente fare grossi investimenti; il business della mia azienda prevede la transizione dei sistemi di comunicazione in cloud con investimenti davvero molto contenuti e risparmi immediati. Sono certo che gli stessi vantaggi sono evidenti per molte altre soluzioni. Mi piace citare una frase che per me è diventata un mantra: “cambia, o lo farà qualcuno al posto tuo”.

Mi dia tre motivazioni per le quali la telefonia in cloud è così importante
1. Tutte le applicazioni che utilizziamo quotidianamente sono in cloud perché non ha più senso possedere e gestire sistemi che richiedono investimenti e risorse e che si possono guastare, richiedono aggiornamenti e assistenza. Per la telefonia, il cloud offre esattamente gli stessi vantaggi.
2. Perché acquistare un sistema dimensionato per un preciso numero di postazioni quando, in cloud, posso aumentare e diminuire il numero degli utenti in ogni istante?
3. Perché un servizio di telefonia in cloud è più sicuro del tuo centralino telefonico che, probabilmente, non aggiorni da anni.

Se fosse un piatto che piatto sarebbe?
Lasagne alle verdure, la perfetta associazione tra un piatto tradizionale e ingredienti innovativi.

Se fosse un quadro?
“Due donne che corrono sulla spiaggia” di Pablo Picasso, l’espressione felice di due donne che si sono liberate di un fardello.

Se fosse un film?
“New Town” (2009) di Jonas Elmer, perchè descrive come l’innovazione può essere usata per rilanciare un’azienda.

Se fosse una stagione?
La primavera perché rappresenta il risveglio dal torpore invernale.

Se non facesse il lavoro che fa, che lavoro farebbe?
Detesto lo spreco tipico dei nostri giorni e mi mancano i giorni durante i quali un oggetto rotto veniva riparato e non buttato via. Per questo motivo forse mi sarei occupato di restauro di auto e moto d’epoca.

Se avesse una bacchetta magica…
Pur rischiando di apparire banale, credo fermamente nella giustizia e nell’equilibrio. Eliminerei tutto ciò che impedisce alle persone di vivere con dignità e darei alla vita non umana la possibilità di prendere un attimo di respiro e tornare a prosperare.