Affrontare il cambiamento in modalità open mind, specie in questo periodo pandemico. Paolo Parabelli, responsabile vendite di Rosenberger OSI in Italia, si racconta in questo ritratto che ha voluto dedicare a ChannelTech. Dall’interesse verso le telecomunicazioni già dal periodo del servizio di leva, alla dedizione per i risultati per arrivare a una definizione di sè che farebbe sicuramente rima con estate. Inauguriamo con Paolo Parabelli, uomo di punta della società in Italia, un nuovo ciclo di ritratti, un modo per scoprire e per conoscere meglio chi c’è dietro ‘la giacca e la cravatta’ dei manager dell’ICT. Buona lettura.
Chi è…Paolo Parabelli?
Sono Paolo Parabelli, responsabile vendite di Rosenberger OSI in Italia da sei anni; mi occupo dello sviluppo del mercato italiano sulle soluzioni infrastrutturali in fibra ottica e rame nei datacenter. Ho curato fin dall’inizio lo sviluppo di Rosenberger OSI in Italia, iniziato nel 2015.
Cosa significa oggi essere ai ‘posti di comando’?
Oggi più che mai essere ai posti di comando richiede di assumersi una grande responsabilità quotidiana, insieme a una buona dose di resilienza ed equilibrio; poi occorre senz’altro una mente aperta a nuove soluzioni, sviluppare la capacità di applicare le strategie aziendali con il team e gli stakeholder e condividere i successi ma anche saper accettare le sconfitte per crescere e migliorarsi.
A cosa deve il successo nel suo lavoro?
Innanzitutto definisco il mio concetto di “successo”: attendere ai risultati, avere una reputazione positiva, essere credibile. Detto questo, credo che il successo si costruisca day-by-day con dedizione, con l’essere un team player e con il commitment sempre rivolto al cliente. Ma non è così facile: bisogna essere pazienti, flessibili e intuitivi per prevenire le possibili richieste al fine di fornire un servizio rapido senza perdere l’eccellenza. In questo momento credo che un’importante chiave per il successo sia la resilienza.
Come si è avvicinato al mondo dell’Ict?
Tanti anni fa! Avevo vent’anni e durante il servizio di leva facevo parte del gruppo delle telecomunicazioni. Da quel momento in poi non ho più abbandonato il mondo delle tecnologie IT, vivendone in prima persona l’evoluzione. Oggi posso vantare davvero una lunga esperienza nel settore.
Quali sono le migliori scelte che ha fatto da un punto di vista professionale?
Diversificare e mettermi in gioco. Nella mia lunga carriera ho avuto modo di lavorare in grandi e piccole aziende e in due startup che ho curato personalmente. In particolare con le startup ho avuto l’opportunità di provare, crescere, sperimentare e sviluppare nuove competenze dove ho trovato grandi soddisfazioni personali.
Si è mai trovato nella necessità di fare scelte dolorose, ovviamente da un punto di vista professionale?
Certamente. Purtroppo anche nel business, come succede nella vita privata, a volte ci si trova a dover dare delle priorità e a prendere decisioni o semplicemente a fare delle scelte che impattano sull’aspetto umano. Fortunatamente nel mio caso queste occasioni si sono presentate raramente e posso dire che, seppur negative, costituiscono un bagaglio importante al pari di quelle positive.
Qual è il pregio che ammira di più nelle persone e quale è il difetto che proprio non le va giù?
Penso che l’onestà professionale e la schiettezza siano le doti fondamentale per creare relazioni e business duraturi. Al contrario, mi disturba l’atto altrui di mascherare o di “vendere” qualcosa come il meglio in occasione di visioni divergenti o contrastanti.
Direbbe grazie a…e perché? A chi chiederebbe scusa e perché?
Grazie a tutti coloro che hanno creduto in me e mi hanno dato la possibilità di portare avanti le mie idee e le mie strategie di business. Non ho nessuno a cui chiedere scusa perché per cultura e carattere sono abituato a farlo con sincerità ogni qualvolta commetto errori.
Tema giovani. Cosa cercano? Come giocano il loro futuro?
Ricordo che le mie aspettative per il mondo del lavoro erano diverse da quello che invece ho affrontato nei primi anni del percorso professionale. Anche se sono passati anni, penso che oggi come allora, la scuola, l’università, i media creino nei giovani degli stereotipi da seguire ma nella realtà il mondo del lavoro offre troppo poco rispetto alle aspettative.
Pro o contro lo smart working? Perché?
Ritengo che lo smart working sia uno strumento di empowerment per tutti i dipendenti e quindi fondamentale per la crescita della propria professionalità; ovviamente ci sono dei vantaggi anche per le aziende ma più di tipo economico. I pro e i contro: il lavoro da remoto permette di imparare organizzarsi, a lavorare per obiettivi con flessibilità e a staccarsi dal concetto degli orari fissi. Per contro è una modalità che può ostacolare la creazione e l’affiatamento del team, andando a impattare sulla condivisione degli obiettivi.
Pro o contro i social media? Perché?
I social media hanno un indiscusso vantaggio di dare visibilità pressoché immediata di quanto accade nel nostro settore, anche relativamente ai trend del mercato/tecnologie. Sono quindi un modo valido per mantenersi aggiornati. Tuttavia spesso il rischio è l’abuso del mezzo con una quantità di informazioni tale da generale confusione e disorientamento nella scelta delle soluzioni.
Quali le criticità che ha messo in luce, nel suo quotidiano, la pandemia da Covid-19?
La pandemia ci ha obbligato a modificare radicalmente le nostre metodologie operative. Per chi ricopre un ruolo commerciale, l’impossibilità di incontrare clienti e/o partner di persona equivale a tenere in gabbia un leone. Questo stato d’animo, oltre a viverlo personalmente, l’ho percepito nei colleghi e nei clienti. Un altro aspetto critico generato dalla pandemia sul fronte delle opportunità e dello sviluppo del mercato, è stata l’attività del day by day legata alle emergenze e non alla pianificazione e sviluppo di progetti a medio e lungo termine. Sostanzialmente è diventato molto complicato pianificare a causa della mancanza di visibilità sul futuro anche prossimo.
Quali le modalità per procedere al cambiamento dopo la pandemia Covid-19?
Purtroppo tutto è ancora in divenire. Le aziende sicuramente saranno chiamate ad affrontare cambiamenti organizzativi epocali e quindi tutti i processi verranno sicuramente modificati rispetto al passato. Personalmente cerco di affrontare il cambiamento in modalità “open mind” in modo da seguirlo e non subirlo.
Se fosse un piatto che piatto sarebbe?
Una pizza, semplice e colorata ma gustosa.
Se fosse un quadro?
Sicuramente sarei una di quelle tele che raffigurano un paesaggio con i colori accesi dell’estate, con le colline e il mare.
Se fosse un film?
Una commedia Italiana
Se fosse una stagione?
L’estate, un’estate con molto sole.
Se non facesse il lavoro che fa, che lavoro farebbe?
Mi piacerebbe un lavoro “sostenibile”, dove si parte dalla materia prima naturale e si crea un prodotto finito per il consumatore, come il falegname, l’olivicoltore…
Se avesse una bacchetta magica…
Ridurrei la velocità dei processi. Oggi i tempi di reazione sono ridotti al minimo e spesso manca il tempo per pensare… si deve eseguire in velocità, arrivare prima degli altri! Ecco, io vorrei che potessimo avere più tempo da dedicare all’analisi e alla pianificazione. Nel mio lavoro per esempio, queste sono componenti fondamentali per il successo dei progetti.