Con Filippo Poletti, giornalista che nel 2020 la redazione di Linkedin Italia ha inserito nella rosa dei Top Voice, vi propongo l’intervista (e il video), in cui affrontiamo i temi più di attualità, per aziende e lavoratori: comunicazione, rete, teamleader, teambuilding, Covid-19…Buona visione e ascolto.
Le persone al centro sia della comunicazione sia della strategia delle aziende? Come è cambiato il loro ruolo nell’era Covid-19?
Gli studiosi di “organization design” sostengono che sia più importante avere un team ben organizzato che un buon team leader. Non sono per gli “aut aut”, ma per gli “et et”. Servono team ben organizzati così come buoni leader. Un team ben organizzato e un buon leader comunicano bene e, quotidianamente, condividono ciò che fanno. Vale tanto più oggi in cui il lavoro a distanza si è diffuso. Certamente un conto è il telelavoro, un’altra cosa è lo smart working, legiferato in Italia nel 2017. Senza entrare nel merito degli aspetti giuslavoristici non posso non sottolineare come il lavoro non in presenza necessiti di un maggiore impegno nella comunicazione tra colleghi. Parlarsi, parlarsi, parlarsi: questo è il segreto.
Fattori emozionali anche sul lavoro. Cosa devono fare le aziende per ri-emozionare i loro dipendenti o collaboratori?
Rispondo individuando 5 pilastri della comunicazione interna: l’unità per il bene comune, il dialogo aperto, la formazione per la crescita, il benessere o welfare, e infine la sostenibilità. Occorre fare propri questi 5 pilastri avendo ben presente, come dici tu, che la comunicazione deve emozionare, coinvolgere. Tanto più sapremo parlare alle persone, mettendole al centro, tanto più la nostra comunicazione interna sarà efficiente ed efficace. E ricordiamoci, come ha scritto #MassimoGramellini, che in ciascuno di noi c’è una storia: valorizziamola anche nella comunicazione aziendale.
Tecnologia e relazioni interpersonali. Come si possono conciliare?
Siamo tutti, come dice il filosofo #LucianoFloridi, onlife: siamo online e offline. La rete è uno strumento straordinario per accorciare le distanze. Soprattutto oggi che, per ragioni sanitarie, siamo stati costretti a distanziarsi.
Nel tuo ultimo libro “Tempo di Iop: Intranet of people” parli di comunicazione personale.
Cosa intendi?
Così come il lavoro cammina sulle gambe delle persone, al centro della comunicazione all’interno della nostra azienda ci sono le persone. È tempo di IoP, della rete tra le persone. Di questo parla questo libro destinato a quanti vogliono approfondire le sfide della comunicazione sul posto di lavoro. È una sfida che tutti coloro che lavorano devono abbracciare per almeno due ragioni: per ridurre i costi di coordinamento nelle imprese e per ridurre i costi di “transazione”, ovvero i costi legati alla gestione degli scambi informativi fra le diverse unità organizzative. Più comunicheremo in azienda, più saremo capaci di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.
La comunicazione interna ha una lunga storia: nasce con le aziende, non credi?
Certamente. C’è un però. Un tempo c’era la comunicazione interna alle aziende. Era una cosa auspicata da tanti, perché parlarsi “in famiglia” è sempre stato utile. Dopo lo scoppio del nuovo coronavirus è diventata una funzione necessaria. Lo prevede anche il protocollo per la sicurezza nei luoghi di lavoro, firmato lo scorso 14 marzo e aggiornato il 24 aprile, demandando alle imprese il compito di condividere le informazioni con i lavoratori. È mai possibile oggi, di fronte, alla più grande crisi economia e finanziaria degli ultimi 100 anni non parlarsi “in azienda” e “tra le aziende” e non fare fronte comune? Io credo di no.
Stai frequentando l’EMBA al Politecnico di Milano. Quali sono gli errori che le aziende non dovrebbero più commettere, alla luce della pandemia?
La pandemia ha fatto emergere l’importanza della collaborazione: abbiamo riscoperto la parola noi. Ebbene, guardando più in là, al dopo coronavirus, occorre spostare il focus dell’organizzazione aziendale dalla struttura all’“accountability”, intesa come capacità delle singole persone e unità organizzative dell’impresa di assumersi la responsabilità del raggiungimento degli obiettivi definiti, indipendentemente dal ruolo gerarchico e dalle risorse che è necessario coinvolgere. Dobbiamo passare dalla leadership autoritaria alla leadership condivisa. Dobbiamo sempre di più, in azienda, parlare di “noi”, “noi”, “noi”.
Nel 2020 sei stato nominato “Top Voice” di LinkedIn. Quali sono i tuoi auspici per il 2021?
Ti rispondo facendo tesoro del 2020. Quotidianamente, su LinkedIn, pubblico ogni mattina, alle ore 8, la rassegna del cambiamento. Segnalo, cioè, un articolo dedicato al lavoro. Vuoi sapere quali sono stati i 5 contributi che ho condiviso che sono stati maggiormente apprezzati nel corso del 2020? Il grazie di Mutti ai dipendenti, la rivoluzione degli stipendi in Ferrari con l’equal salary tra uomini e donne, la promessa di Gaja di non licenziare e le storie imprenditoriali di Dan Price che si è ridotto lo stipendio del 94% e quella del campione di startup Paolo Privitera. Ecco i contenuti più belli e più visualizzati del 2020 su LinkedIn con gli hashtag #rassegnalavoroit e #NNL. Cerco di tirare le fila: i lavoratori vogliono essere gratificati come ha fatto Mutti, vogliono non vedere ingiustizie di salario come ha detto Ferrari, vogliono sapere che il posto di lavoro sarà garantito come ha dichiarato Gaja, vogliono avere davanti a sé leader esemplari come Price e Privitera. Il mio augurio è che nel 2021 al centro del lavoro ci siano le persone, tutte le persone, anche grazie alla comunicazione interna aziendale.