In questo periodo di nuove restrizioni alle attività economiche che si aggiungono a un periodo molto difficile per alcuni settori, su tutti quello cosiddetto Horeca, non si può non parlare di crisi aziendali e della necessità di mettere mano ai costi.
In termini tecnici si parla di turnaround, giravolta, un termine per indicare le attività messe in atto dalle aziende per cercare di porre termine alle cause, ove possibile, che hanno portato alla crisi dell’azienda, e contemporaneamente il perseguimento di un piano di recupero della redditività.
Negli anni, la specializzazione professionale ha portato alcuni manager ad assumere una forte connotazione di “ristrutturatori”. Ne abbiamo parlato con Andrea Pietrini, Chairman di YOURgroup, organizzazione di circa 200 professionisti con storie manageriali che ha introdotto in Italia in concetto di fracional executive, e che ha maturato una lunga esperienza nella gestione aziendale anche casi di turnaround.
“Letteralmente il termine turnaround significa giravolta e indica un insieme di attività messe in atto da manager e imprenditori per cambiare l’andamento di un’azienda che si trova in difficoltà, per fattori interni ed esterni, con interventi e metodologie specifici, sia dal punto di vista strategico che da quello gestionale e finanziario. È importante premettere che si tratta di attività complesse e affinché queste misure abbiano successo, nulla deve essere lasciato al caso, ma è fondamentale adottare piani di programmazione e affidarsi a manager esperti, con alle spalle molti anni di esperienza in questi ambiti“, dice Pietrini.
Un “piano di emergenza” in una situazione come quella che stiamo vivendo, è un’operazione da attivare senza alcun indugio e nel caso delle PMI non può che essere affidata ad un manager, anche a tempo, con una lunga esperienza in questo ambito: un manager capace di accompagnare l’imprenditore nel mare in tempesta, perché come dicono gli esperti marinai: “Quando la barca affronta il mal tempo, non è possibile e pensabile fermarsi, ma è necessario continuare a navigare”.
“Da un punto di vista più operativo il mio consiglio è che ogni azienda debba innanzitutto individuare più scenari di crisi, lavorando su alcune ipotesi e rappresentare come gli eventi negativi potranno impattare sul conto economico e sui risultati finanziari (mi riferisco in particolare al piano di cassa, che spesso diventa la variabile più critica). Il risultato di queste proiezioni metterà in condizioni l’imprenditore e il management di conoscere anzitempo la dimensione potenziale dell’impatto sui risultati e dell’esigenza finanziaria necessaria nel periodo considerato. Con tale consapevolezza, l’azienda dovrà considerare e formulare un piano d’azione per cercare di ridurre gli effetti negativi previsti.
Il piano alternativo – conclude Pietrini – può prevedere cambiamenti più o meno forti su aspetti strategici, organizzativi, industriali e finanziari, giungendo quindi al vero e proprio “turnaround” aziendale. Tale azione, non solo prevede l’impiego di rilevanti competenze tecniche, spesso multidisciplinari, ma comporta anche aspetti emotivi che devono essere tenuti in considerazione. Anche per questo motivo un manager preparato e meno coinvolto nell’azienda potrebbe avere la mente più lucida per prendere determinate decisioni. Tornando all’esempio della nave in tempesta, quando il vento e la pioggia imperversano, il comandante deve essere in grado di prendere decisioni lucide e razionali, che possono anche danneggiare parzialmente la struttura, si pensi al taglio delle cime delle vele, o ad alleggerire il carico di merci, ma che possano consentire di arrivare in porto”.