I professionisti IT sono 3 volte più preoccupati per la sicurezza dei dati finanziari e della proprietà intellettuale dell’azienda rispetto alla sicurezza IT in ambito privato. Il 78% delle aziende utilizza oltre 50 soluzioni diverse di cybersecurity per affrontare i problemi di sicurezza; mentre il 37% utilizza oltre 100 prodotti di sicurezza informatica
Le aziende che hanno rilevato servizi cloud non configurati correttamente hanno riscontrato 10 o più incidenti di perdita di dati nel corso dell’ultimo anno.
Solo l’8% dei responsabili della sicurezza IT afferma di comprendere appieno il modello della “responsabilità condivisa” (“shared responsibility model”) in ambito cloud security
L’87% dei professionisti IT considera imprescindibili le funzionalità di Intelligenza Artificiale/Machine Learning per i futuri acquisti in ambito sicurezza. E’ quanto emerge dal Report globale 2020 KPMG Oracle sulle minacce in cloud (Cloud Threat Report).
Lo studio, che ha coinvolto 750 professionisti IT e di cybersecurity in tutto il mondo, mette in evidenza un approccio farraginoso alla sicurezza dei dati, con servizi non configurati correttamente e confusione per quanto riguarda i nuovi modelli di sicurezza in cloud, determinando una crisi di fiducia che sarà risolta solo dalle aziende che saranno in grado di integrare la sicurezza all’interno della propria cultura aziendale.
La sicurezza dei dati tiene svegli la notte i professionisti IT
Oltre agli aspetti di timore e fiducia vissuti dai professionisti IT, lo studio ha rilevato che i professionisti IT sono più preoccupati per la sicurezza dei dati dell’azienda che per la sicurezza in ambito privato.
I professionisti IT sono 3 volte più preoccupati per la sicurezza dei dati finanziari e della proprietà intellettuale dell’azienda rispetto alla sicurezza di casa.
I professionisti IT nutrono preoccupazioni sui fornitori di servizi cloud; l’80% è preoccupato per il fatto che i fornitori di servizi cloud con cui intrattengono rapporti commerciali diventeranno concorrenti nei loro mercati principali.
Il 75% dei professionisti IT considera il cloud pubblico più sicuro dei propri data center, tuttavia il 92% dei professionisti IT non crede che la propria azienda sia ben preparata per proteggere i servizi su cloud pubblico.
Quasi l’80% dei professionisti IT afferma che le recenti violazioni dei dati subite da altre aziende hanno contribuito a far aumentare l’attenzione della loro azienda sulla sicurezza dei dati per il futuro.
Gli approcci legacy alla sicurezza dei dati da parte dei professionisti IT sono dei “tappabuchi”
I professionisti IT utilizzano un insieme di vari prodotti per la cybersecurity per gestire i problemi di sicurezza dei dati, ma devono affrontare enormi difficoltà poiché questi sistemi raramente vengono configurati correttamente.
Il 78% delle aziende utilizza più di 50 soluzioni diverse per la sicurezza informatica; il 37% utilizza oltre 100 prodotti.
Le aziende che hanno rilevato servizi cloud non configurati correttamente hanno riscontrato 10 o più incidenti di perdita di dati nell’ultimo anno.
Il 59% delle aziende con i dipendenti con account cloud “privilegiati” (con opzioni di sicurezza particolari) hanno avuto le credenziali compromesse da un attacco di spear phishing.
Le configurazioni errate più comuni sono:
- Account con eccessivi privilegi (37%)
- Esposizione a rischi dei web server e altri tipi di carichi di lavoro del server (35%)
- Mancanza di autenticazione a più fattori per l’accesso ai servizi chiave (33%)
Non avere chiaro dove risiede responsabilità è la causa di maggior confusione e vulnerabilità della sicurezza
Oggi le organizzazioni portano in cloud sempre più dati critici, ma il crescente consumo di cloud ha creato nuovi “punti ciechi”, mentre i team IT aziendali e quelli dei service provider tentano di capire le relative responsabilità nella sicurezza dei dati. Una confusione che mette in difficoltà i team che si occupano della sicurezza, a fronte di un panorama delle minacce sempre più ampio.
Quasi il 90% delle aziende usano servizi SaaS e il 76% usano lo IaaS; il 50% si attende di spostare nei prossimi due anni tutti i dati in cloud.
I modelli di sicurezza a responsabilità condivisa generano confusione: solo l’8% degli specialisti di sicurezza IT dichiara di comprendere pienamente il modello di responsabilità condivisa.
Il 70% dei professionisti IT pensa che servano troppi strumenti specializzati per rendere sicuro il loro perimetro aziendale nel public cloud.
Il 75% dei professionisti IT ha sperimentato perdite di dati da servizi cloud più di una volta
E’ il momento di costruire un modello “Security-First”
Per affrontare le crescenti preoccupazioni delle aziende su sicurezza e fiducia, i fornitori di servizi cloud e i team IT devono lavorare insieme per creare una cultura che metta la sicurezza al primo posto.
Questo significa anche assumere, formare e trattenere in azienda professionisti della sicurezza IT competenti, e migliorare continuamente processi e tecnologie per mitigare le minacce in un mondo sempre più digitalizzato.
Il 69% delle aziende dichiara che i propri CISO sono stati coinvolti troppo spesso in progetti di cloud pubblico solo dopo che era avvenuto un incidente di cybersecurity.
Il 73% delle aziende ha un CISO o prevedono di ingaggiarne uno con più competenze di sicurezza cloud; oltre la metà (il 53%) ha inserito in organico un nuovo tipo di professionista, il Business Information Security Officer (BISO) che collabori con il CISO e aiuti a integrare nel business la cultura della sicurezza.
L’88% dei professionisti IT pensa che entro i prossimi tre anni la maggior parte dei servizi cloud di cui disporrà l’azienda useranno funzioni di patching e aggiornamento automatizzate e intelligenti per migliorare la sicurezza.
L’87% degli interpellati ritengono AI/ML un “must have” per i nuovi acquisti di soluzioni di sicurezza, allo scopo di proteggersi meglio da frodi, malware, errori di configurazione.