Come l’Ict può migliorare il clima? Dall’IoT all’energia rinnovabile il passo è breve? Anche se potrebbe essere un’iniziativa focalizzata a livello di nazione, in realtà le grandi aziende svolgono un ruolo importante nel raggiungimento di questo obiettivo. È per questo motivo che le organizzazioni di tutto il mondo stanno cercando di operare in modo più sostenibile, e domande sul tema sono presenti in tutti i documenti di due-diligence e per una buona ragione.
Dall’inizio del secolo, i data center e l’industria ICT in generale sono diventati uno dei più prolifici e significativi consumatori di energia e quindi di risorse globali.
Le aziende di tutto il mondo sono oggi guidate da big data, IoT, machine learning e AI, realtà virtuale, streaming, dati generati e raccolti da smartphone, dispositivi mobili, veicoli intelligenti… la lista è lunga.
Oggi i dati sono creati più dalle macchine che dagli esseri umani, sorge quindi una domanda: qual è l’impatto reale di tutto questo?
Una rapida ricerca su Internet dipinge un quadro chiaro di quanto il problema che stiamo affrontando sia imponente:
- La quantità di traffico Internet globale nel 1997 era di 100 GB al giorno, si prevede raggiungerà 150.700 GB al secondo entro il 2022.
- La quantità di hard drive cresceranno da 869 Exabyte nel 2018 a 2.6 Zettabyte entro il 2023.
- A livello globale, oggi il settore ICT continua a produrre più carbonio rispetto al settore dell’aviazione, come riportato per la prima volta nel 2013.
È interessante notare come, nonostante l’ICT abbia superato l’aviazione in termini di emissioni di carbonio, le emissioni di CO2 siano aumentate solo del 2%. Dal 2013 grazie all’introduzione di numerose efficienze.
Le infrastrutture periferiche di data center, costruite dai provider di cloud iper-convergente non hanno un impatto così negativo sul pianeta come si era pensato inizialmente. Infatti, ognuno dei “tre grandi” fornitori di cloud (AWS, Microsoft e Google) gestisce i propri data center con livelli di efficienza adeguati che permettono di risparmiare molta energia.
In aggiunta c’è l’energia rinnovabile. Almeno due delle tre aziende generano energia da attività eoliche e solari. Due di esse affermano che le loro attività cloud sono al 100% neutre dal punto di vista delle emissioni di carbonio, una è il più grande consumatore mondiale di energia sostenibile, e un’altra ha raggiunto il 50% di energia rinnovabile con l’obiettivo di giungere al 100%. Questa spinta verso la sostenibilità da parte dei principali player del cloud e la vasta diffusione dei loro servizi sta aiutando a mantenere basso il livello le emissioni di CO2 del settore tecnologico.
Il messaggio per un cloud responsabile è duplice. Adottando un approccio di questo genere e scegliendo di lavorare con un provider dedicato, il team ICT di un’azienda avrà un impatto molto più sostenibile sulla quantità di carbonio emesso rispetto a un’infrastruttura on-premise.
Inoltre, migrando i dati e i workload nel cloud, le organizzazioni possono, gestirli e utilizzarli in modo più efficace in ambienti IT ibridi, più pragmatici e scalabili, assicurando approcci più efficienti e intelligenti alle divisioni dev/test, disaster recovery e analisi (per citare solo alcune aree di beneficio) che diventano così molto più snelle e competitive.
Non si può ignorare il vantaggio competitivo che l’impiego di tecnologie come il cloud può dare a un’azienda. Tuttavia, l’etica orientata al profitto non può essere l’unico motore di spinta. Il problema del cambiamento climatico viene discusso in ogni continente ad ogni livello, dai singoli cittadini e dalle istituzioni, ed è considerato la sfida più grande e pressante affrontata finora.
In qualità di dipendenti e di abitanti del pianeta, abbiamo tutti il dovere di prenderci cura delle generazioni future e salvaguardare la salute a lungo termine della Terra. Impegnandosi ad adottare il cloud in modo responsabile, le aziende di tutto il mondo possono svolgere davvero un ruolo chiave per un futuro più verde e sostenibile.
a cura di Commvault