Eravamo rimasti al concetto del ‘manager che diventa imprenditore’ e al problema di natura gestionale nella catena distributiva, senza scordarsi della formazione e dello ‘scippo’ dei talenti e delle competenze in chiave 4.0.
Insomma, come ha sottolineato Rosa Maria Molteni, Marketing and Communication Manager Spitch, nell’ambito della tavola rotonda dedicata all’evoluzione dei system integrator, nel mercato della distribuzione moderna le aziende vogliono persone, al loro interno, che siano già preparate e portino subito risultati, ma per fare ciò, cercano all’esterno i talenti rubandoli alla concorrenza o al mercato. E la formazione?
Siamo di fronte dunque, secondo Molteni, al concetto di ‘rivenditore-ameba’, che in apparenza è tale ma sotto diventa un altro soggetto: è un po’ il concetto di manager che vuol fare l’imprenditore credendo di esserlo, o saperci fare, quando in realtà non lo è.
Un concetto di distribuzione as a service che ha preso piede. Ma quanto ha contaminato il mondo della distribuzione tradizionale, dal punto di vista del business?
Enrico Dellù, CEO di Venticento, spiega che “Le aziende si devono trasformare ed essere al passo con i tempi. In Italia, manca la disponibilità economica e l’eccessiva tassazione non permette di far quadrare i conti. Per questo, il cloud è un aiuto, quando si capisce realmente a cosa serve, può diventare anche una forma di risparmio e di innovazione per le aziende”.
L’arrivo degli hyperscaler come ha modificato il tradizionale mercato della distribuzione? E come hanno inciso sui piccoli system integrator? “Parliamo di realtà (gli hyperscaler, ndr) che hanno cambiato i valori del go-to-market in modo esponenziale”, spiega Denis Cassinerio, Bitdefender Director Sales South Europe. “Il mercato della digital transformation è capital intensive e vince chi ha gli asset. Oggi, questi, sono centralizzati e quindi non sono disponibili a chi ha pochi capitali. Il mercato italiano è ristretto e sconvolto dal cloud. Ci sono realtà che hanno potuto e inglobato, a man bassa, talenti e competenze e sono cresciuti, altri che sono morti”. Quindi chi è, oggi, il nemico dei system integrator? “E’ il system integrator stesso – specifica Cassinerio – che non capisce che il ruolo del futuro non è tenere gli asset. Ci sono aziende che sono diventate milionarie senza possedere asset perchè si sono concentrate sulle competenze. Il cloud diventa vantaggioso quando consente di scalare velocemente”.
Dal costo della vita al cloud come ‘spazza-zombie’ della distribuzione
Secondo i partecipanti alla tavola rotonda, l’unica cosa che non è stata democratizzata, sia culturalmente sia giuridicamente, è l’accesso al credito. E’ un problema grave perchè la mancanza di accessi ai finanziamenti non genera competenze o, comunque, non permette di ‘mettere a frutto’ le competenze acquisite. Secondo Cassinerio, l’Italia “è vittima del nanismo generazionale”.
Vincenzo Bocchi nel nuovo ruolo di Advanced Solutions Director di Tech Data fa il punto sulle competenze e sul cloud come fattore spartiacque in un ‘certo’ malcostume commerciale. Secondo il rappresentate di Tech Data, nel corso degli anni, troppo spesso si è assistito ad aziende che partecipavano a gare con “bilanci devastanti tendenti a portare a casa un risultato, senza troppe competenze, a scapito dei margini. Queste realtà si sono accaparrate il business ma non sono poi in grado di mantenerlo. Di fatto sbarrano la strada ad aziende più sane e più competenti. Perché il distributore deve finanziare il sistema? Perchè, per esempio, devo finanziare un’azienda che ha un capitale sociale a responsabilità limitata e può avere un fido da un milione di euro? Il sistema è sbagliato. E, in tutto questo, il settore si gioca l’affidabilità. Un’ancora di salvezza la porge il cloud che fa emergere queste aziende che ‘hanno scadenza come il latte fresco’”.
“Nel canale distributivo il cloud, oggi, è un’opportunità unica per sopravvivere in un contesto competitivo in cui, se non ci fosse, il nostro sistema andrebbe al collasso. In tempi rapidi – spiega Mauro Papini, Country Manager Southern Europe, ME & Med Acronis – il cloud mette a disposizione il meglio a costi accessibili sopperendo al problema del credito”.
Dal costo della vita al cloud come ‘spazza-zombie’ della distribuzione
Due fenomeni: Posto che venga concesso il credito a un’impresa, siamo sicuri che questa lo spenda con cognizione di causa investendo in infrastrutture che effettivamente le servano lasciando sul campo denari a causa di un’obsolescenza irrecuperabile? E’ la domanda che si fa Marco Scognamiglio, Cloud Solutions Sales Specialist OVHcloud. E inoltre, “Oggi ci troviamo in un momento in cui una Pmi non investe in infrastruttura It ma bussa alla porta del provider che, grazie al cloud, gli ritaglia l’infrastruttura su misura, rifocalizzandola sul core business. La specializzazione – spiega – ci può far competere con chi è più grande. Oggi non esiste più un business etico e, giocando in anticipo sulla gestione del dato, cerchiamo di tutelarci. Quindi, mentre un cloud provider si preoccupa di mettere al sicuro la propria infrastruttura, il system integrator si deve responsabilizzare e, a sua volta, responsabilizzare il proprio cliente sulla sicurezza del luogo in cui ripone i dati”.
Papini sottolinea ancora il problema finanziario facendo emergere come le tempistiche di pagamento siano ancora troppo allungate e come, qualora ci fosse un sistema che impedisse pagamenti a 120 o 140 giorni, si aiuterebbe a migliorare il mercato.
Dal costo della vita al cloud come ‘spazza-zombie’ della distribuzione
Quanto la Digital transformation ha cambiato il distributore a valore aggiunto e come lo ha cambiato?
“Sta cambiando – spiega Giampaolo Bombo, Amministratore Delegato BB Tech Group – ma ci vogliono mesi per un’accelerazione vera e propria. Con noi lavorano system integrator che si occupano di digital transformation ma hanno dei problemi: ricevono troppe richieste e non hanno i fondi necessari per potenziarsi al fine di rendere soddisfatti i clienti. Arriva in loro soccorso il distributore, sul fronte della completa digital transformation. Come? Sviluppando una soluzione di cloud privato sulla quale viene poi effettuato un backup”.
Dal costo della vita al cloud come ‘spazza-zombie’ della distribuzione
“L’Italia è da anni troppo ferma scontrandosi con costi della vita alti. Altri stati europei stanno aumentando il livello salariale e in alcuni di questi, come la Romania, si coniugano competenze e costi ancora bassi”, spiega Cassinerio. “Il costo della vita in Italia è alto”, ribadisce Dellù che aggiunge: “in azienda siamo in 45 e sapete quanto mi costa un mio dipendente? 2,2 volte lo stipendio! Se il costo del lavoro venisse decrementato del 20% potrei assumere e investire sulla formazione interna, un plus che contraddistingue le aziende!”, conclude il CEO di Venticento.
Dal costo della vita al cloud come ‘spazza-zombie’ della distribuzione
Quanto siamo disposti a pagare una professionalità dietro al quale vi è un servizio? Scognamiglio lancia una provocazione e parla di “sponsorizzazione della formazione come un servizio al cliente facendogli capire qual è il valore aggiunto di ciò che si sta facendo. In pratica, si dovrebbe parlare di responsabilizzazione del cliente”. Ma Papini ribatte con una domanda: “Si deve pagare la formazione al collega del system integrator? Il modello che vedo in circolazione è solo una sorta di sfruttamento di persone neolaureate che vengono inviate presso i grandi clienti, spremute come limoni e sostituite con nuova forza lavoro al termine della ‘spremitura’. E’ un rituale, purtroppo”. “E’ un tema legato al concetto di cooperativa per cui una risorsa non è di proprietà del proprio datore di lavoro ma viene prestata all’occorrenza”, chiude Molteni.
Una tendenza che, purtroppo, coinvolge diversi settori di mercato e fa leva sullo sfruttamento delle risorse a basso prezzo, talvolta a ragion del fatto che gli imprenditori sono realmente in difficoltà, talaltra al (solo) favore di aziende senza scrupoli che mirano solo al profitto.
Clicca qui per leggere la prima parte dello Speciale Tavola rotonda