L’avvento delle piattaforme multinazionali di intermediazione commerciale online ha dato vita a nuove forme distributive e a nuove strutture di organizzazione del commercio.
Affinché queste trasformazioni possano rappresentare una vera opportunità, non solo per i consumatori ma anche e soprattutto per il Paese, è necessario che tutti gli operatori usufruiscano di pari condizioni competitive. In altre parole, ove non sia oggettivamente possibile applicare le medesime norme, di regolamentazioni simmetriche.
Serve una regolamentazione chiara sulle vendite e (i venditori) online
L’analisi dello scenario complessivo, promossa da Aires e Ancra Confcommercio con un focus particolare sul settore dell’elettronica di consumo, si propone di esplorare le aree in cui la mancanza di questa parità di condizioni sta creando distorsioni della concorrenza e danni per tutta la collettività.
Serve una regolamentazione chiara sulle vendite e (i venditori) online
La ricerca “La Concorrenza Asimmetrica” presentata ieri a Roma, realizzata da Marco Gambaro, docente di Economia presso l’Università Statale di Milano, è una fotografia della situazione.
Il mercato dell’Elettronica di Consumo è tra i settori che più subiscono questa situazione di concorrenza asimmetrica. Per questo mercato, il problema si pone in maniera stringente. Ogni anno, secondo dati Gfk, gli Italiani spendono in prodotti elettrici ed elettronici (compresi i giocattoli) quasi 18 miliardi di Euro. In particolare, di cui circa il 18% venduti tramite canali online, pari a 3,2 miliardi di Euro. Di questi oltre 3 miliardi, circa il 60%, sono generati da vendite che transitano attraverso piattaforme multinazionali di intermediazione digitale, e ovviamente queste percentuali sono destinate a ampliarsi.
Serve una regolamentazione chiara sulle vendite e (i venditori) online
Al netto della Web Tax, tema attuale e dibattuto quando si pensa alla vendita online, sono numerose le discrasie evidenti. Ma non nel confronto tra commercio tradizionale e commercio elettronico, tra moderni rivenditori omnicanale e piattaforme multinazionali di intermediazione online.
La Web Tax non esaurisce il tema della regolamentazione delle piattaforme multinazionali di intermediazione online. In particolare, è solo uno dei molti profili critici di una situazione per la quale è necessario intervenire non solo a livello fiscale ma anche e soprattutto dal punto di vista delle norme di sistema e di politica economica.
Serve una regolamentazione chiara sulle vendite e (i venditori) online
Davide Rossi, direttore generale Aires, si fa portavoce da anni di queste battaglie e ha sottolineato come sia necessario distinguere tra modello omnicanale e piattaforme più o meno generaliste. Il problema è sempre quello: Dove pagano le tasse? Perchè non c’è una equa distribuzione normativa tra i vari operatori della distribuzione che regolamenti perfettamente gli equilibri tra luogo di vendita, sede fiscale, sede legale e, per conseguenza, pagamento delle tasse. “Ok la web tax per risolvere i problemi – spiega Rossi – ma è solo una delle componenti che hanno creato questa discriminazione”.
Serve una regolamentazione chiara sulle vendite e (i venditori) online
Non è disposto a cedere e continuerà a fare battaglie, cercando di stimolare anche gli altri operatori, Matteo La Torre, presidente Siem – Gruppo Euronics che, sentito sul tema, non solo si auspica che a livello di Governo centrale si intervenga ma che anche tutti gli operatori con l’acqua alla gola escano allo scoperto e si facciano sentire. “Ho 72 anni, lavoro da sessant’anni, ho aperto il primo negozio a 16 anni, ho creato un’azienda che dà lo stipendio a 750 famiglie! Anche noi facciamo vendita online ma con le tasse che pago non posso di certo praticare prezzi bassi come quelli che applicano alcune piattaforme che mettono radici fiscali in paesi dove la tassazione è bassa! Il nostro fatturato cala sempre di più – spiega – e le chiusure dei punti vendita stanno diventando un problema molto serio. Non esagero se le dico che la media è dai 15 ai venti negozi chiusi al giorno! Il governo deve prenderne atto”.